venerdì, Aprile 19, 2024
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Scambio culturale tra l’istituto alberghiero di Varsavia e quello valeggiano. La lezione ai ragazzi dell’Est è stata tenuta in un pastificio artigiano

Alunni polacchi a scuola di tortellini

L’agnolin de Valès, il tortellino, emigrerà nella terra del Papa? Probabilmente sì, visto che i ragazzi di un istituto turistico-alberghiero di Varsavia, ospiti dell’istituto alberghiero di Valeggio, si sono esercitati anche nelle delicate manovre che permettono la realizzazione dei tortellini, in un noto pastificio artigianale. Ma, nonostante la loro bravura nell’apprendere le tecniche di quest’arte, l’intendimento era assai più ambizioso. «Si tratta di uno scambio culturale, legato al progetto Comenius, tra studenti e insegnanti dei due istituti», dichiara l’insegnante di francese Claudia Micheletti, «che muove i primi passi in vista di un più deciso rafforzamento dei rapporti nel prossimo autunno». Così è toccato ad una prima rappresentanza di quattro studenti e tre insegnanti di mettere le basi. I ragazzi lo hanno fatto proponendo ad un gruppo ristretto di ospiti, tra cui la dirigente scolastica Maria Grazia Lugheri, alcuni dolci polacchi tipici. Tanta è stata la sorpresa dei commensali nello scoprire, tra un’ottima torta di ricotta ai semi di papavero ed un biscotto arrotolato alle ciliegie, che nel menù erano presenti anche i galani polacchi (faworki), molto simili a quelli che troviamo sulle nostre tavole nel periodo di Carnevale. «Lo scambio tra culture diverse», ha affermato Maria Grazia Lugheri, «è un passaggio fondamentale verso la costruzione di un’Europa della comprensione e non della prevalenza di certuni su altri». E grande è stata la soddisfazione dei ragazzi polacchi i quali, arrivando all’istituto turistico-alberghiero dopo il liceo, lo considerano una specializzazione, nel constatare la calda accoglienza ricevuta nelle ditte che hanno visitato e forte la sorpresa di trovare una collega della scuola di Valeggio che si esprime nella loro lingua. «La molla che mi ha spinto ad imparare il polacco», rivela la sedicenne Diletta Benati, che secondo i colleghi di Varsavia parla senza particolari inflessioni, «è stata la curiosità, unita alla conoscenza di ragazzi polacchi con cui ho mantenuto i contatti nel corso degli anni». Probabilmente proprio la capacità di superare le barriere linguistiche diventerà la base per la comunicazione tra i popoli dell’Europa.

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