venerdì, Aprile 19, 2024
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Il vecchio stadio è sempre in primo piano. Il Comitato ha depositato le firme in Municipio

Amadei in vendita? In 1268 dicono no

«Abbiamo presentato in municipio 1.268 firme di persone contrarie alla cessione del campo sportivo Amadei. Ora attendiamo le decisioni dell’Amministrazione comunale in merito all’effettuazione del referendum», afferma Sergio Turri Zanoni, del Comitato che si è impegnato nella raccolta. A questo punto cosa può succedere? «Lo statuto di Salò prevede il referendum consultivo su questioni di rilevanza generale, che interessino la collettività. È escluso in materia di bilancio e tributi, espropriazione per pubblica utilità, costituzione o partecipazione a consorzi, aziende speciali, società. Oltre a raccogliere le firme di un decimo dei cittadini iscritti nelle liste elettorali, bisogna ottenere il sì (a maggioranza) del consiglio comunale». Tutto a posto, quindi? Macchè. C’è un comma che dice: «Il regolamento disciplina le modalità per la raccolta e l’autenticazione delle firme, per lo svolgimento delle operazioni di voto». E qui sta il busillis. A Salò il regolamento non esiste e le firme dei cittadini sono state autenticate da un consigliere comunale, secondo le regole della presentazione delle liste alle elezioni. Basterà? In attesa di una decisione le minoranze hanno proposto una serie di emendamenti, bocciati dalla maggioranza del Polo. Il più corposo riguardava proprio lo stadio Amadei. «Visto che lo si intende cedere per ricavare quattro miliardi, da investire in opere pubbliche – ha detto Mauro Ventura, indipendente – noi suggeriamo di risparmiare, cancellando i seguenti quattro interventi: il parcheggio al Carmine, con la creazione di 37 posti macchina, meno 12 già esistenti; il Palafrate di Barbarano, che non è prioritario e può essere inserito nel piano di recupero del Rimbalzello; lo studio per il riassetto della zona sud e il potenziamento dell’illuminazione pubblica. Perchè, ad esempio, spendere di nuovo soldi in via Butturini, dove l’impianto è stato appena rifatto?». Per Renato Cobelli, area Ppi, «bisogna trovare alternative alla vendita dei gioielli di famiglia». Secondo il diessino Vincenzo Zambelli, «manca un piano di alienazione con una ricognizione del patrimonio e le priorità degli immobili e delle aree da cedere». Zambelli ha annunciato un ricorso al Tar. L’assessore ai lavori pubblici, Bernardo Berardinelli, ha risposto che, per la piazza del Carmine, esiste un progetto di valorizzazione complessiva, non limitato al parcheggio a raso; il Palazzetto di Barbarano era stato previsto anche dai precedenti amministratori; il piano di inquadramento operativo, da redigere, è più ampio del vecchio Pio degli architetti Demetrio Costantino e Vittoriano Viganò (non analizza solo la fascia a lago delle Rive, ma pure quella a monte, allungandosi fino al cimitero); e l’illuminazione pubblica è ancora carente. «Le alienazioni previste saranno portate a termine», ha garantito il sindaco Giampiero Cipani, che a breve promuoverà un incontro pubblico sul futuro del vecchio stadio. Ultima curiosità. Dai documenti dell’archivio è emerso che il campo venne regolarmente acquistato dal comune. Non fu insomma oggetto di una donazione. L’atto, compilato dal notaio Giacomo Frera il 21 marzo ’34 («anno XII dell’era fascista»), bollato con marche da cinque e sette lire, rivela che il municipio pagò vendendo un’altra porzione di terreno. Ecco il testo: «Volendo assecondare i desideri reiteratamente e insistentemente espressi dalla gioventù per avere un’area dove svolgere liberamente le proprie esercitazioni sportive, il comune di Salò, d’accordo con l’Opera nazionale Balilla, e con l’aiuto della popolazione, che ha già sottoscritto una somma notevole, conduce a termine le trattative per l’acquisto». In calce le firme del cavalier Alessandro Belli; podestà, di Carlo Amadei, titolare della «Cedral Tassoni» e presidente del Comitato comunale dell’Opera nazionale Balilla (al quale, ancora oggi, lo stadio è intitolato), e dal privato cittadino che cedette l’area. «A corrispettivo di contratto – prosegue il documento – è stabilita la somma di diecimila lire».

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