sabato, Aprile 20, 2024
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Due monaci tibetani hanno dapprima cancellato il disegno e quindi dispersa la sabbia nelle acque mosse del Garda. Con Malvinni i monaci tibetani Thubten Sonam e Santu Lama Jinpa

Anche il quarto mandala tornato nel fiume della vita

Distrutto ieri nel corso d’una suggestiva cerimonia in Rocca il quarto mandala, realizzato dai monaci tibetani di Gyudmed presenti a Riva lo scorso luglio nell’ambito di «Suoni del mondo» (una creatura di Paolo Malvinni). Il disegno è fatto di sabbia colorata finissima, colata attraverso un’apposita pipetta conica che richiama la strozzatura d’una clessidra; l’accostamento dei colori, la tipologia delle figure, i geroglifici hanno significati religiosi legati ai rituali dei monaci buddisti. Nel mandala sono racchiuse le forze primigenie del mondo, quelle che regolano la vita dell’universo e di quella frazione dell’universo che è ciascun uomo. Nell’accordo fra individuo ed universo sta la radice dell’equilibrio interiore, che significa pace, rispetto dell’altro, diritti riconosciuti e vissuti. Come la costruzione, così la distruzione del mandala è un atto di religione, che dev’essere compiuto da sacerdoti: per questo quarto sono veniti a Riva Thubten Sonam e Santu Lama Jinpa, che, riassunto a vantaggio d’un drappello di presenti (fra cui l’assessore alla cultura Stefano Lotti) il significato del gesto, hanno cancellato il disegno perchè niente dura al mondo. La sabbia è stata dispersa poi nel lago: l’acqua è elemento universale, fonte di vita: attraverso la confusione con l’acqua (il lago sostituisce il fiume che corre al suo destino) la sabbia torna nell’universale circolo del divenire, portandovi preghiere e voti.

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