venerdì, Aprile 19, 2024
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Saranno una cinquantina le famiglie che, martedì 29 febbraio, dovranno sgomberare da Barbarano di Salò, per l'operazione "sperone roccioso".

Barbarano, 50 famiglie in allarme

Saranno una cinquantina le famiglie che, martedì 29 febbraio, dovranno sgomberare da Barbarano di Salò, per l’operazione “sperone roccioso”. Il Genio civile ha stanziato i quattrini necessari a bonificare la parete di via Seriola, eliminando il pericolo che grava sulla testa dei passanti. Così la gente lascerà le proprie abitazioni per l’intera giornata, rientrando in serata.Le forze dell’ordine (pompieri, vigili urbani, polizia stradale, carabinieri, corpo forestale, vo-lontari, protezione civile) hanno tenuto una riunione di servizio, per stabilire le modalità organizzative. Gli abitanti sono stati informati dell’ordinanza del sindaco “di evacuazione temporanea”. Martedì, alle 7.30 del mattino, un’ automobile con l’altoparlante percorrerà la strada per avvertire dell’inizio-operazione.: Alcune pattuglie entreranno, poi, nelle case per accertarsi che nessuno sia rimasto. L’unica deroga verrà concessa a un paio di disabili e alcuni infermi. Dopodiché gli esperti collocheranno le cariche di esplosivo. E provvederanno a far saltare lo sperone. Orario previsto per il completamento del lavoro: le 19. In caso di necessità, si proseguirà di notte.Pasquale Maggi, il consigliere delegato alla logistica, ha prenotato un albergo. Quelli del Genio si sono riservati di proseguire anche 1’8 e il 17 marzo. L’area, infatti, non è molto stabile, e potrebbe richiedere un successivo intervento.Via Seriola, a fianco del torrente, è stata chiusa al transito dei veicoli e dei pedoni lo scorso 27 ottobre, “al fine di salvaguardare la sicurezza dei cittadini dall’imminente pericolo di frana”. Il geologo Michele Conti aveva redatto un perizia, sollecitando il taglio della vegetazione, la demolizione della roccia con cariche micro ritardate e la posa di reti metalliche antierosive. La Regione Lombardia concedeva il finanziamento e dava il via libera.Adesso l’ing. Mario Geroldi, dirigente del comune di Salò, ha firmato un’ordinanza per invitare le 50 famiglie di Barbarano ad adottare tutti gli accorgimenti all’interno delle abitazioni, in modo da salvaguardare le suppellettili, minacciate dagli spostamenti d’aria. Lo sparo delle mine verrà segnalato con due squilli di tromba; il cessato pericolo con uno. Le persone che non possono essere spostate per motivi di deambulazione, malattia o altro vanno sistemate in stanze nella parte posteriore.Bisogna tenere aperte (ma con persiane chiuse) le finestre di fronte alla parete rocciosa; oppure tutto chiuso. Indispensabile spegnere i cellulari. I punti di accesso (quattro) saranno sorvegliati dalle forze dell’ordine. Il traffico sulla 45 bis che, in linea d’aria dista 200 metri, non ne risentirà, e scorrerà regolarmente.”L’alveo del torrente è abbandonato – avevano scritto gli abitanti di Barbarano in una petizione -. Esiste un grave stato di pericolo per tutta l’area, soggetta a rischio idrogeologico. Occorre effettuare una manutenzione costante. Nel ’95 venne informata la Procura della Repubblica. Ma, in passato, nonostante i dissesti, le amministrazioni comunali non hanno mai eseguito interventi radicali e indispensabili per la definitiva sistemazione”.Dopo l’alluvione dello settembre ’98 si sono spesi un centinaio di milioni per le opere urgenti, tali da garantire i servizi essenziali: viabilità, acquedotto, gas, misure di salvaguardia. Poi, da parte del Genio civile, una settantina per lo svaso della foce e la scogliera adiacente a un gruppo di vecchie baracche. Oltre a 150 milioni per la risagomatura dell’alveo e le sottomurazioni.In aprile, nell’ambito della giornata del verde pulito, i volontari avevano tagliato i tronchi che ostruivano il deflusso delle acque. Ma la questione-torrente è risolvibile solo collocando briglie (costose).L’operazione “sperone roccioso” servirà a migliorare la sicurezza. Ma c’è chi propone (giustamente) di recuperare anche il sentiero che porta in Banale, da tempo percorribi-le solo in parte, a causa delle frane, acquistando magari la vecchia fucina, proprietà di una signora di Gardone Valtrompia. Lì, in passato, lavoravano mugnai, fabbri e falegnami.

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