martedì, Marzo 19, 2024
Nome simpatico per un gioco la cui origine non ci è nota, lasciamo ai ricercatori l’onere di scoprirlo

Giochi di strada: el Gnao

Nome simpatico per questo gioco la cui origine non ci è nota, lasciamo ai ricercatori l'onere di scoprirlo.

Ore ed ore di gioco con un semplice barattolo di conserva vuoto. Rincorrersi, saltare, gridare ai margini di una piazza, di una strada, oppure all'interno di una corte per colpire con un bel sasso (la sgàia) un barattolo vuoto e recuperare il sasso secondo certe regole.

Dalla cucina veniva il barattolo, che è preferibile chiamarlo come allora “bussolotto”, ormai vuoto della conserva di pomodoro (si chiamava solo così, non c'èrano i pelati, i pezzettini o altre cose derivate).

Veniva catturato e messo in disparte, poco dopo diventava il simbolo del gioco. La marca della conserva (difficile trovare la marca Cirio, quella era per i Siòri) sarebbe scomparsa dopo qualche giorno di giocate, ammaccata e ricomposta fino a che un altro bussolotto sarebbe venuto a sostituire quello ormai andato a finire sulla bicicletta del vecchio personaggio che raccoglieva tutto: stracci, ossa e lattine di metallo vuote.

Era importante avere una sgàia. Attrezzo di ricerca accurata: una pietra piatta il più possibile e ben bilanciata, che serviva per colpire e rovesciare il bussolotto messo in un punto preciso.

La sgaia, di circa 10/12 centimetri di diametro doveva stare ben bilanciata in una mano, ed i più la cercavano sulle rive del lago: pietre belle, rotonde e piatte abbondavano, ben limate da secoli di onde e di risacca.

C'erano anche le pietre un pochino anche industriali, ma solo perché qualcuno si industriava a farsele da sé.

Chi riusciva a recuperare qualcosa tra gli scarti di qualche cantiere edile, poteva sfoggiare una sgàia anche di marmo o anche di vecchi mattoni, oppure di vere pietre di lago recuperate dalla demolizione o rifacimento di un muro. Le più belle perciò le avevano i figli dei muratori, la materia prima per loro era di facile dotazione perché avevano in famiglia le sgaie e gli attrezzi per lavorarsele per abbellirle e renderle adatte al gioco. Bisognava dare, con un martello ed a piccoli colpi, una forma rotondeggiante per favorire al meglio i lanci e la bilanciatura del pezzo. Quindi si andava a giocare con il bussolotto e la sgàia personalizzata.

Vediamo ora le regole: il gioco deve essere fatto su una strada, lasciando spazio per il passaggio delle biciclette e di carretti, oppure in un angolo di piazza, e su terra battuta (non c'era asfalto!); non c'è limite di giocatori, anzi più sono e meglio è; il gioco così si fa più difficile e più animato; va tracciata una bella riga sul terreno con una sgàia, e dietro si metteranno i giocatori per il lancio che dovrà abbattere il gnào; a dieci/quindici passi dalla riga tracciata prima bisogna disegnare, sempre sul terreno e con una sgàia, un bel cerchio del diametro di due o al massimo tre spanne, dove poi sarà messo al centro il gnào al quale tirare; si fa la conta per assegnare il custode del gnào (“in pratica per chi sta sotto”) che si va a mettere nei pressi del cerchio con il bussolotto al centro; il suo compito sarà di custodirlo e potrà fare prigionieri gli avversari (che poi dovranno “stare sotto”), rimettendo in piedi il barattolo e correre per “toccare” gli altri giocatori, come vedremo.

Si cominciano i lanci con buona mira e via al gioco.

Vediamo adesso cosa può succedere: il gioco consiste nel cercare di abbattere il bussolotto e correre a recuperare il proprio sasso; però, se chi lancia non abbatte il bussolotto e la sgàia si ferma fuori del cerchio, diventa prigioniero di chi “sta sotto”; non può correre a recuperarla fino a che un altro non riesca a buttar giù il gnào; compito del custode del gnào è di rincorrere l'avversario e toccarlo (se ce la fa) dopo aver, però, rimesso al suo posto in piedi e al centro del cerchio il bussolotto; se ci riesce conquista la possibilità di essere battitore e mandare “sotto” colui che è stato toccato.

Attenti a qualche considerazione: con molti giocatori si fa un bel gioco; è preferibile, in tal caso, allungare la distanza dalla riga al gnào, il bello è percepire l'attenzione di tutti, quando diversi sassi lanciati non hanno potuto essere raccolti non avendo colpito il gnào sono sul terreno; lo scattare da dietro la riga a riprendersi il sasso, quando un tiro fa cadere il barattolo ed il custode che corre a rimettere in piedi il gnào e poi corre ancora per toccare almeno uno degli altri per vincere il suo posto sono i momenti migliori e più belli del gioco.

da “I quaderni del Rigù”

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