venerdì, Aprile 19, 2024
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Amarezza tra la gente che vuole sapere di chi sia la responsabilità del rischio di vendita del monumento. Lo storico Capone: «Il Comune ha dimostrato disinteresse»

«Giù le mani dalla Palazzina»

Delusione e tristezza, ma anche preoccupazione: sono i sentimenti della gente di Peschiera di fronte all’idea che la Palazzina storica smetta di essere il monumento del paese. «Cosa sarà dell’enorme patrimonio architettonico del paese? Nessun cittadino può entrare nel merito», dice Giorgio Capone, storico locale e tra i fondatori del centro di documentazione storica della Fortezza, «dell’ alienabilità o meno di un bene. Se un’amministrazione comunale non si preoccupa di verificare questo e tutelare un immobile significa solo che questo non rientra nei suoi interessi». «I cittadini, a quanto pare, sono sempre gli ultimi a venire a sapere le cose e, se non hanno dietro di loro il supporto politico necessario a tutelarli, cosa possono fare? Di questa vicenda sono molti i punti da chiarire: cosa significa vendere la Palazzina? Vendere anche i 4500 metri di giardino che è un parco pubblico da 500 anni? Vendere il museo che vi è ospitato o riposizionarlo alla Cacciatori, così da utilizzare il sottotetto e impedire che possa diventare una realtà culturale più importante? Vendere la parte di Bastione, per la precisione la cortina del Bastione Querini della cinta pentagonale veneziana?». «È inutile adesso»; continua Capone, «piangere sulla pelle dell’orso se i passi andavano fatti prima; vedremo se ci si muoverà, e chi lo farà, diversamente per gli altri immobili della Fortezza, per evitare che la storia, che è anche la ricchezza di Peschiera venga azzerata». Anche Federico Sacconi, dall’associazione operatori economici, ritorna sul rammarico per una vicenda che «andrebbe spiegata meglio ai cittadini, perché spiace a tutti l’idea di perdere un bene che poteva essere valorizzato a favore del centro storico; a meno che non vi sia stato un problema di disponibilità di fondi per l’acquisto del bene. Ma anche questo andrebbe detto perché, visti i prezzi delle abitazioni del centro storico, i 4 miliardi delle vecchie lire chiesti per la Palazzina storica sembrano proprio un regalo». Per Giorgio Bresciani, invece, è «una vergogna che cittadini delegati da altri a rappresentarci non facciano quanto devono per tutelare gli interessi della comunità; chissà se sarebbe lo stesso se si trattasse di cose che li riguardano direttamente. E poi non si capisce bene se questa situazione sia il frutto di ripicche politiche o cos’altro: la sensazione che si ha è questa». Da Gabriella Broglia arriva un commento-provocazione: «fatene omaggio ai Savoia: sono rientrati in Italia e potrebbero decidere di prendersene cura, trasformandola in un museo o in una residenza creando, quanto meno, interesse e turismo nel paese. Al di là dello scherzo, è una tristezza pensare all’ipotesi che la Palazzina non sia più un bene del paese». «Dopo tutto», continua Anna Covizzi, «si potevano valutare soluzioni diverse: il paese ha bisogno di spazi per la cultura, ad esempio un teatro, e invece di cercare di arricchirlo si rischia di perdere, se già non si è persa, una delle cose e uno dei posti più belli di Peschiera». «Basti pensare al parco, che secondo il cartello è comunale, che guarda sul lago e al centro storico», aggiunge Anna Loi, «che peccato sarebbe se non fosse più patrimonio di tutti; e poi perché ci sono tante versioni su quanto è successo?». Enza Lonardi, responsabile da quest’anno dell’Upif che tiene le lezioni nella sala consiliare della Palazzina Storica, dice di sentirsi per questo «direttamente toccata» dalla possibile vendita dell’immobile e di provare «un grande rammarico perché la Palazzina è sempre stata considerata il nostro monumento. Sono da sempre impegnata nel volontariato, come molti altri, lavorando con tutte le amministrazioni per portare in alto il nome di Peschiera e mai avrei immaginato di trovarmi di fronte ad una simile ipotesi».

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