sabato, Aprile 20, 2024
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I portavoce delle associazioni ambientaliste difendono la necessità, dopo 35 anni di attesa, di istituirlo in seno all’ente montano.
Wwf, Legambiente, Italia Nostra, Lipu e Lessinia Europa chiedono alla Regione e ai politici: «Lasciateci anche la Comun

«Il Parco a tutela del Baldo»

In Italia c’è un monte, un lungo dorso lungo 40 chilometri che l’orogenesi ha spinto fino ad oltre 2.200 metri fra il solco dell’Adige ed il fiordo del Garda. È un lungo cuneo che, partendo dalle colline moreniche, si infila nelle Prealpi mostrando i due ripidi fianchi – atesino e gardesano – estesi per oltre 2 chilometri.Circhi glaciali, valloni drammatici, pale, doline, prati, boschi di faggi e di abeti, pozze d’alpeggio, malghe dall’architettura caratteristica, flora, descritta da Francesco Calzolari fin dal 1566 e da allora nota e celebrata nel mondo scientifico da Norimberga ad Oxford per la sua ricchezza di varietà, microfauna, paesaggi, panorami d’incanto aperti sul Garda, sulla Val d’Adige, sulle Dolomiti di Brenta, sull’Altipiano della Lessinia e sulla pianura fino agli Appennini. Ed in più la singolarità di trovare sui due versanti flora e fauna che dalle rive del lago alle creste espongono, autentico museo a cielo aperto, il susseguirsi di diversi habitat.Questo è il monte Baldo, autentico dono della natura, splendida biodiversità. Uno scrigno di ricchezza, un patrimonio raro, conosciuto, amato, invidiato da scienziati e turisti delle regioni più vicine, come Lombardia, Trentino, Emilia Romagna, Svizzera, Tirolo, Baviera ed anche da terre più lontane.Meno di 10 Comuni, 25mila abitanti quasi tutti raccolti in piccoli centri a livello del lago o a bassa quota, una Comunità Montana, più di 5.000 ettari di aree di proprietà pubblica, Regione e Comuni, quasi tutte a quote elevate.«Questo monte ha diritto di essere tutelato», dichiarano in un documento comune Amadio e Formenti del Wwf, Massignan di Italia Nostra, Albi di Legambiente, Di Grazia della Lipu, Napolitano e Bianchini della Lessinia Europa. «In parte lo è già, da riserve regionali e provinciali», precisano, «ma gli strumenti urbanistici regionali prevedono da oltre 20 anni l’istituzione, su 13.000-15.000 ettari di questo monte, di un parco naturale. Nel 1974, il Wwf studiò un progetto di parco che la Regione Veneto apprezzò, fece suo e, dopo una rielaborazione di Franco Tassi, allora direttore del parco nazionale d’Abruzzo, finanziò (assieme al Bosco del Cansiglio)».Al rinnovo della legislatura regionale, il proposito fu infilato, assieme al progetto, in un cassetto di Palazzo Balbi o di Palazzo Linetti (sede della pianificazione urbanistica), dove dorme ancora. Seguirono altri progetti di Parco, uno d’iniziativa popolare, un altro della Comunità Montana, con il medesimo esito però di quello del Wwf. «Ma perché il Parco non è stato ancora istituito?», si chiedono i firmatari di questo appello, «le cause sono state più d’una. La prima di carattere culturale: i residenti e i loro amministratori pubblici hanno scarso interesse alla conservazione naturale, che forse ritengono non minacciata, unita ad una persistente refrattarietà a comprendere i vantaggi che il Parco avrebbero arrecato. Si aggiungono ancora il timore dei vincoli visti come limitazione (ad attività di chi vede il territorio come una preda), e non come opportunità (di conservarlo e metterlo in duraturo valore), e la difficoltà di fronteggiare la lobby dei cacciatori (700 in tutto), ed ancor meno, poiché non tutti sono contrari».Intanto, il territorio baldense, senza tutela, è esposto al degrado. «Qualche iniziativa è stata sventata», vanno avanti gl iambientalisti, «qualche altra no, come quella emblematica di Ferrara di Monte Baldo: 850 metri sul mare, che accoglie i turisti con una stecca di 250 appartamenti raggrumati, accatastati l’uno sull’altro, corpo assolutamente estraneo al magnifico paesaggio del luogo che offendono, squalificano. Ed altre minacce si affacciano. Ma ad aggiungere altro allarme giunge ora la notizia che la Comunità Montana viene soppressa, salvo ripensamenti sui quali ancora si spera. La Comunità, come già è accaduto nella Lessinia, appena al di là della Val d’Adige, avrebbe potuto accogliere il Parco nel suo seno e rappresentare l’ente di appoggio dello stesso senza dar vita ad un ulteriore ente che la Regione non intende creare per ragioni finanziarie. Velleitario sarebbe il proposito di sostituire la Comunità con un Consorzio di Comuni per la molteplicità degli interessi, la disomogeneità delle economie, la diversità dei territori, la difficoltà del coordinamento fra le amministrazioni comunali anche a causa del contesto politico che le sostiene».«Queste sono le ragioni», spiegano Amadio, Formenti, Massignan, Albi, Di Grazia, Napolitano e Bianchini, «che militano a sostegno della Comunità e del Parco del Baldo e che ci spingono a lanciare un appello alla Regione: “Lasciateci la Comunità, dateci, dopo 35 anni di attesa, il Parco del Baldo”. È un appello umile, che parte da terra, dalle erbe, dai fiori, dagli insetti, dagli animali e dagli alberi, tutti esseri viventi senza potere, come noi sottoscritti. La Regione e gli amministratori pubblici usino il loro».

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