sabato, Aprile 27, 2024
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La mostra, con una sessantina di imprenditori, inaugurata ieri e da oggi fino a domenica è aperta al pubblico Volantino di protesta dei produttori contro la scarsità di fondi regionali

Miele in festa, ma l’anno è nero

Inaugurata dal sindaco Luca Sebastiano la mostra mercato dei mieli italiani, passata quest’anno da biennale ad annuale per volontà degli apicoltori europei che vedono nella cittadina lacustre il luogo ideale per un consenso cosmopolita in apicoltura. «Obiettivo raggiunto», ha sottolineato il sindaco, «grazie all’impegno della Regione Veneto, della Provincia e della Camera di commerico, e che ha ottenuto per la prima volta il patrocinio del ministero delle Politiche agricole». La mostra, che apre al pubblico stamane con orario dalle 10 alle 20, si tiene in un grande stand coperto in località Marra dove sono presenti una sessantina di espositori, tra cui molti del Sud, con tutti i prodotti dell’arnia. All’inaugurazione era presente anche Graziano Prantoni, presidente dell’Associazione nazionale delle Città del miele che quest’anno passano da dieci a una quarantina. Presenti anche l’assessore provinciale Alberto Martelletto, il capo ispettore regionale agricoltura Lorella Gasparini. Il presidente e il segretario nazionale dell’Osservatorio del miele di Castel San Pietro Terme, Giancarlo Naldi, il senatore Umberto Chincarini e altre autorità civili e militari. La paventata manifestazione di protesta degli apicoltori veneti, che contestano la Regione per la scarsità dei contributi al settore, si è limitata alla collocazione di volantini sulle auto in sosta attorno alla mostra. Il 2002 sarà senz’altro ricordato come «l’anno zero» delle api. Alla mostra mercato «i giorni del miele» gli apicoltori sono presenti con una produzione di miele «ridotta all’osso». E la loro presenza è motivata soprattutto per sottolineare anche al grande pubblico il particolare momento di criticità che il settore sta affrontando. Sulla tavola degli italiani mancheranno all’incirca quest’anno settemila tonnellate di prodotto, più o meno 14 milioni di vasetti del buon miele nazionale. È questo il risultato di un’annata tragica, al limite della sopravvivenza, e disastrosa per l’intero comparto degli apicoltori. Ad annunciare i dati di quella che viene definita l’annata più nera «a memoria d’uomo» dell’apicoltura è l’Osservatorio nazionale del miele di Castel San Pietro Terme, il qualificato centro di studio che periodicamente rileva i dati del settore e che ha preannunciato la situazione raccolta fino allo scorso mese di agosto. Se al termine della stagione verranno confermati i dati fino ad ora raccolti, anche se la ripresa produttiva di fine estate non modificherà di molto il bilancio negativo pronunciato, la produzione di miele in Italia registrerà per quest’anno un sostanziale calo produttivo ovvero 3 mila tonnellate anziché le 10 mila mediamente prodotte ogni anno. Le cause di questo crollo produttivo sono da imputare principalmente a un andamento meteorologico particolarmente avverso, che ha impedito la raccolta del nettare da parte delle api e la conseguente produzione di miele. Ma un’altra preoccupante causa è la strage di api, causata da sostanze tossiche utilizzate in agricoltura per combattere alcune avversità delle piante. Le api infatti sono insetti sensibilissime e muoiono soprattutto per i veleni che ci sono sui fiori e nei campi, nell’aria e sui boschi. In questo contesto il danno va molto al di là della mancata produzione di miele e al mancato reddito da parte degli apicoltori; le api, infatti, svolgono un compito indispensabile alla sopravvivenza di gran parte delle piante agroforestali, senza le quali l’impollinazione e la riproduzione non potrebbe avvenire. L’uso di sostanze tossiche in agricoltura e condizioni climatiche particolarmente critiche hanno reso ancora più acuti i problemi di un settore importante anche per la qualità delle colture ortofrutticole. «Tutto questo mentre il miele è tornato di gran moda» spiegano i produttori, «in quanto nutre e ingrassa di meno, perché apporta vitamine, perché è “bio”, così come la propoli è l’antifluenzale per eccellenza e la pappa reale è il ricostituente in vetrina in ogni erboristeria». Per questo all’appuntamento di Lazise non mancano, seppur in forma molto limitata, i mieli di tarassaco, di rododendro, di sulla, di lupinella, di polifora di alta montagna e altri ancora, per ricercare quel consenso di pubblico funzionale a sottolineare che l’apicoltura italiana, anche in situazioni critiche, non rinuncia al suo desiderio di essere protagonista all’interno del più vasto ambito dell’agricoltura nazionale. A fianco del Comune lacisiense sono scesi in campo anche i promotori storici della manifestazione gardesana: Regione, Camera di commercio e Provincia.

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