mercoledì, Maggio 1, 2024
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Oltre due milioni di passeggeri e domenica le ultime corse nel basso lago prima della pausa invernale per manutenzione. Zanardelli e Italia, i piroscafi che hanno fatto la storia del lago

Navigarda, una stagione record

Lunedì prossimo i battelli del basso lago – quelli che attraccano a Peschiera, Lazise, Bardolino e Garda – fermeranno i loro motori ed entreranno in cantiere per la lunga pausa invernale. Dopo una settimana, dal 30 ottobre, verranno sospese anche le corse dell’alto lago, quelle che collegano Malcesine con Limone Torbole e Riva. Per tutta la stagione invernale, fino al 9 marzo 2007, resteranno in funzione solo i traghetti che collegano Torri del Benaco a Maderno. Per chi volesse godere di una breve crociera d’addio alla stagione 2006 – tempo permettendo – l’ultima possibilità sarà domenica con partenza da Garda alle 15.20, arrivo a Salò, breve sosta e ritorno a Garda alle 17.45. Domenica 29 l’ultima crociera delal stagione salperà da Malcesine per Limone Torbole e Riva alle 15.10, per fare rientro alle 18. In occasione della tradizionale sospensione delle corse per la necessaria manutenzione di battelli, piroscafi, battelli, catamarani e aliscafi, l’ingegner Marcello Coppola, direttore Navigarda, ha comunicato il volume complessivo del traffico passeggeri sulle rotte del Garda, che nel 2006 ha superato ogni record, sfiorando i 2 milioni e 300 mila biglietti venduti, limite mai prima raggiunto dalla compagnia governativa che gestisce la navigazione della flotta composta da 24 imbarcazioni. La flotta Navigarda è carica di storia. La nave ammiraglia è il piroscafo Zanardelli, che risale al 1903, dieci anni più del leggendario Titanic. Il 6 novembre 1944, venne colpito da un violento attacco da parte degli aerei anglo-americani con il ferimento di 40 persone e l’uccisione del marinaio Francesco Bertera. Il comandante Bernardo Martinelli morì pochi giorni dopo. A togliere quel facile bersaglio da una posizione esposta e vulnerabile provvide il marinaio Guerrino Ceccon, che si trovava nella cabina di comando e aveva visto cadere ferito il comandante Martinelli. Ceccon afferrò il timone, ordinò con decisione l’avanti tutta alla sala macchine e raggiunse il piccolo porto di Limone, incastrando la prua del piroscafo sulla riva per ancorarlo ed evitarne l’affondamento. I feriti vennero trasportati a Riva del Garda. La nave venne soccorsa e disincagliata dall’altro battello a pale giunto in aiuto dal porto di Desenzano, l’ Italia.Dal giorno successivo, il 7 novembre 1944, tutti i trasporti civili via acqua vennero sospesi. E tre settimane dopo, a fine novembre, anche i trasporti sulla costa con autobus e corriere vennero cancellati per pericolo di combattimenti, agguati, rappresaglie, attentati. Chi doveva muoversi, doveva farlo a suo rischio e pericolo, con i mezzi di fortuna di cui disponeva, come i film in bianconero del neorealismo hanno raccontato con tanta efficacia. Ceccon venne insignito di una lusinghiera decorazione e premiato con un encomio delle autorità. Ma il marinaio non fece in tempo a godere a lungo quel riconoscimento perché, poco tempo dopo, esattamente il mattino del 12 gennaio del 1945, mentre si trovava a Sirmione, al posto di manovra dell’ Italia con le insegne della Croce Rossa, venne freddato da un’incursione nemica. Giovedì 18 gennaio 1945, l’ Itali” venne preso di mira da un altro attacco aereo. Stavolta non erano raffiche, ma bombe. Tutte fortunatamente cadute a qualche metro dallo scafo. Alcune di esse avevano però centrato gli alberghi occupati dai tedeschi. Così il comandante dell’Ortskommandantur, per evitare altri rischi, ordinò ai marinai di ormeggiare l’Italia fuori dalla darsena, al largo di Sirmione. La manovra venne eseguita in serata. E il giorno dopo gli aerei anglo-americani non tardarono a rifarsi vivi, colando a picco il vecchio bastimento. In compenso, tra il 22 e il 23 aprile, a due giorni dalla Liberazione, i tedeschi affondarono con cariche di tritolo tutti gli altri battelli del Garda.L’Italia venne recuperato con una solenne cerimonia quattro anni dopo, esattamente il 24 settembre 1949. E per un curioso scherzo del destino, a rimorchiarlo fino a Peschiera fu lo Zanardelli, rendendogli così il favore di qualche anno prima, quando era stato lui ad essere colpito, a Limone, dalle bombe nemiche e portato al sicuro proprio dall’Italia.

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