venerdì, Aprile 19, 2024
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Il problema dei randagi e dei cani fuggiti di casa o abbandonati dal padrone ad Arco praticamente non esiste più.

Nuova casa per i randagi

Il problema dei randagi e dei cani fuggiti di casa o abbandonati dal padrone ad Arco praticamente non esiste più. Grazie all’impegno quotidiano dei volontari dell’Associazione difesa animali, che d’intesa con l’amministrazione comunale si occupano dell’accalappiamento e della «ricollocazione», usufruendo, da qualche giorno a questa parte, del nuovo canile all’ex macello.Senza pretese, ma funzionale alle esigenze, il canile è stato ricavato da un’ala del magazzino dell’ex macello in via della Cinta. Davanti al locale in cui sono state disposte le gabbie, grandi e comode anche per taglie «extra large», è stata eretta una rete metallica, alta e rigida, che chiude uno spazio non molto ampio ma sufficiente alla «ricreazione» (non quella vera: i volontari a turno portano a spasso i cani tre volte al giorno). La struttura è stata finanziata e realizzata dal Comune con 25 milioni, 10 in più del previsto. La spesa è aumentata, spiega il presidente dell’Ada Enrico Leoni, perché è stato necessario apportare delle varianti rispetto al progetto iniziale: la rete rigida al posto di quella morbida, che sarebbe stata facilmente divelta dai cani di grossa taglia, e gabbie più grandi. Così il canile per un bel po’ di anni servirà benone allo scopo prefissato. Che è quello stabilito nella convenzione sottoscritta il 26 agosto 1999 dall’Ada e dal Comune. I volontari si sono impegnati ad assicurare, 365 giorni all’anno per 24 ore su 24, l’accalappiamento dei randagi e il loro accudimento per i cinque giorni successivi, dopo di che, se l’ospite non è riconsegnato al padrone o non ne trova uno nuovo, viene trasferito al canile dell’Eppaa a Rovereto. Il servizio che l’Ada svolge per il Comune vale 80 mila lire per ogni cane preso, somma che copre le spese per l’alimentazione e le eventuali cure veterinarie. Il tempo che i soci attivi occupano è naturalmente regalato. La loro (con Leoni vanno ricordati Rodolfo Ferrari, Elisabetta Prandi, Roberto Rigatti, Piero Tamburini, Nadia Torbol e Rita Zanella) è una passione e l’unica gratificazione è riportare a casa i fuggitivi e trovare una famiglia agli «orfanelli», come è successo per la cucciolata (erano ben sei, ora sono tutti accasati) di deliziosi bastardini abbandonati all’ex macello una ventina di giorni fa.Della convenzione, fortemente voluta dall’assessore Miori, nessuno si lamenta, anzi. E’ stata presa a modello, afferma Leoni, dai comuni di Rovereto e Trento ed ora anche Borgo ne ha chiesto una copia. Riva farebbe lo stesso, se solo trovasse qualcuno disposto a fare le veci dell’Ada, che per scarsità di risorse umane ha dovuto rifiutare la proposta dell’assessore Andreozzi di occuparsi pure dei randagi rivani. «Non abbiamo forze sufficienti», spiega Leoni; «Ci stiamo impegnando anche nell’opera di educazione al rispetto degli animali. Fino ad ora abbiamo organizzato quattro assemblee pubbliche e stiamo programmando iniziative nelle scuole. Più di così…»

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