venerdì, Aprile 19, 2024
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Durante la giornata mondiale di pulizia dei fondali tra i campeggi e il canneto Restituite al legittimo proprietario: «Mi servono per le anguille»

Nuove reti scambiate per vecchie

Tolti dai fondali del lago quintali di materiali di ogni genere. In prevalenza rifiuti lasciati andare a fondo nelle acque antistanti i campeggi e la zona del cannetto dove sfocia il rio Marra. Ma fra i numerosi rifiuti recuperati nella giornata mondiale per la pulizia dei fondali, oltre alle plastiche, le bottiglie, le lattine, i legni, i pezzi di mattone, anche alcune reti per la pesca di profondità. In sostanza le «nasse» in uso ai pescatori professionisti, gli ultimi ancora rimasti a garantire la continuità di una professione ormai ridotta al lumicino. E le reti rimesse dal fondo non erano state abbandonate e considerate vera e propria immondezza, ma solamente delle reti ancora buone per la pesca e appositamente calate in quel sito per una vera e propria decantazione. E non erano abbandonate, ma di proprietà certa. «Le ho poste a bagno a fondo», spiega Giancarlo Perinelli, pescatore dalla nascita, «proprio perché si potessero pulire dalle alghe, dal “verde” nella attesa di poterle utilizzare fra pochi giorni quando inizierà la pesca delle anguille. Non erano vecchie e malandate», spiega ancora Perinelli, «ma solo bisognose di un ripasso o di alcuni rammendi per poterle poi collocare in acqua e quindi utilizzarle per la pesca alle anguille». E grazie all’intervento di amici Giancarlo Perinelli è riuscito a recuperare le reti. Un vero patrimonio necessario a garantire la pesca quotidiana nelle acque del lago. E «i Raine», ovvero la famiglia Perinelli, esercitano la professione dai tempi più remoti. Si sono tramandati di padre in figlio questi antichi e nobili mestieri, oggi scomparsi o in via di totale estinzione sulle acque del lago di Garda. Questa disavventura, comuque, ha ulteriormente affievolito la voglia di fare e di proseguire in una professione antica ma che garantisce appena la sopravvivenza delle pochissime famiglie che ancora operano in questo settore in forte crisi di identità. I pescatori conoscono il «loro» lago e lo gestiscono in proprio, sentendolo di fatto proprio. Del resto sono loro che ogni mattina, all’alba, solcano le acque del lago con la loro barca. Di questi siti conoscono ogni antro, ogni lembo, ogni attività ed ogni mossa del lago. È quindi più che giustificato che anche le loro «mosse» siano libere e atte a esercitare pienamente la loro attività lavorativa che è al tempo stesso un atto d’amore per il lago. Chi viene da fuori, sovente non conosce usi ed abitudini, e può, anche se nel bene, creare delle difficoltà di chi è nato nel sito. Fortunamente le nasse sono state affidate al custode del campeggio Du Parc, il quale come un buon padre di famiglia ha custodito anche le reti dei «Raine». E tutto si è concluso per il meglio. Le reti sono tornate al legittimo proprietario che le userà, tra breve, per le sue anguille.

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