venerdì, Aprile 19, 2024
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Ieri la cerimonia di consegna del «Gasparo» all’ex parroco, nato a Cellatica nel 1917. Si devono a lui la Casa della giovane e la ristrutturazione del Duomo

Premio a mons. Paolo Zanetti

Ieri a Salò era la festa del patrono (S.Carlo Borromeo), e nel salone consiliare del Palazzo comunale il sindaco Giampietro Cipani ha consegnato il premio «Gasparo» a monsignor Paolo Zanetti, 87 anni, ex parroco del Duomo. Nato a Cellatica nell’aprile 1917, Paolo Zanetti fu ordinato sacerdote nel giugno 1940 da monsignor Giacinto Tredici, vescovo di Brescia. Nominato vicario cooperatore di Berlingo, dal 1942 al 1958 ha assunto le stesse mansioni in città, nella parrocchia di Sant’Alessandro. Parroco di Castenedolo dal ’58 al ’72, don Paolo Zanetti ha poi sostituito Giovanni Capra a Salò, dove è rimasto vent’anni. Nel ’92, al momento di ritirarsi nella chiesa di S.Bernardino, ha ricevuto la cittadinanza onoraria. «Vivo serenamente la mia quinta età – ha detto don Paolo nel ritirare il premio-. Ho il cuore vecchio, stanco e ballerino. Leggo e prego molto. Tutti i giorni celebro messa. Pensate: in 60 anni ho superato il traguardo delle 30.500 messe». E il vescovo ausiliare di Brescia, monsignor Francesco Beschi, ha aggiunto: «Io lo saluto anche a nome di monsignor Giulio Sanguineti, che non ha potuto essere presente. Proprio don Paolo mi ha battezzato, e la famiglia di mia mamma, nel ’40, riparò a casa sua, perchè la casa vicino alla ferrovia era stata bombardata. Mi felicito per questa assegnazione. Don Zanetti riceve il premio dedicato all’inventore del violino. Anche don Paolo, in un certo senso, è un liutaio, che mi ha consentito di suonare la sinfonia del Vangelo». Un giovane prete, Marco Bosetti, ha testimoniato: «Quando andammo in pellegrinaggio in terra Santa, nell’86, io avevo 14 anni. E sul passaporto mi affidarono a don Paolo. Da allora mi sono sempre sentito nelle sue mani. Lui ha dato l’esempio di un sacerdozio umile, sereno e gioioso, festeggiando ben cinque ordinazioni. Non vorrei, però, che la sua figura fosse legata esclusivamente al restauro del Duomo». Zanetti ha rammentato proprio i lavori compiuti. «Nel ’72, quando il vescovo mi propose il trasferimento da Castenedolo al lago di Garda, feci i capricci – ha confessato don Paolo -. Avevo paura. D’altronde Salò era stata una repubblica! Invece mi sono trovato bene. Il primo intervento ha riguardato la costruzione della Casa della giovane, in località Santiago. C’era l’eredità Valdini. Creai un comitato ristretto, formato da cinque persone. Ci riunimmo ogni lunedì sera, per un anno intero. Con Renato Cobelli, geometra comunale (e, ora, consigliere dell’area della Margherita, ndr), andai a Roma, a vendere i terreni che avevamo in proprietà sulla Cristoforo Colombo. Tornai con 500 milioni, e terminammo così la costruzione della struttura». «Per il Duomo – ha proseguito nei suoi ricordi don Paolo – siamo invece partiti dai 700 milioni del lascito di Maria Bettoni. L’architetto Gaetano Zamboni, della Soprintendenza, stregato dalla nostra chiesa, che considerava la più bella della provincia (al pari di monsignor Manziana), ci ha fatto pervenire numerosi contributi dello Stato. Poi i 300 milioni della Cariplo, grazie al sindaco di allora, Riccardo Marchioro, e i soldi dell’Amministrazione comunale. Senza dimenticare la generosità delle centinaia di famiglie, che hanno inviato somme dalle 50mila lire ai 75 milioni». Don Paolo Zanetti si è poi soffermato su Lucia Fiorini, «la nostra piccola madre Teresa di Salò», una donna minuta che aiutava i poveri, ed ha lasciato la propria casa alla parrocchia, venduta per 600 milioni. Il sindaco Cipani ha consegnato a don Paolo la riproduzione del busto di Gasparo da Salò. Nella sala dei Provveditori il pianista Gerardo Chimini ha poi eseguito un applauditissimo concerto.

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