sabato, Aprile 20, 2024
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Il pronunciamento dopo la protesta per i criteri decisi dal Comune Il posto barca si paga in base allo spazio occupato

Regione, «sì» ai diportisti

«Si paga solo per lo spazio occupato realmente dal natante». Il pronunciamento, che ha carattere definitivo, arriva dalla Regione Lombardia in risposta a un quesito avanzato dal difensore civico di Desenzano, che a sua volta era stato sollecitato a dare un parere dalla protesta di un diportista del centro gardesano. Per molti proprietari di barca, in particolare per quelli di Desenzano, l’importo del canone di concessione del posto barca risultava infatti superiore per il criterio adottato dal Comune, secondo cui lo spazio da considerare per l’applicazione del canone non doveva essere quello realmente occupato dal natante, ma dell’intera area determinata dall’ufficio tecnico. Un esempio: il Comune ha ricavato dei posti barca larghi 3 metri e lunghi 8. Dove ci può stare senza problemi un natante lungo 7 e largo 2.50. Cosa succede? Che il Comune pretende un importo del canone per lo spazio predeterminato dai suoi uffici, quindi che risulta dal prodotto di 3 per 8, anzichè di 7 per 2 e 50. Naturalmente, la differenza in moneta sonante in alcuni casi può essere notevole: si parla di centinaia di euro in un anno pagati in più. A porre fine a questa querelle, che se protratta nel tempo avrebbe potuto innescare una raffica di ricorsi giudiziari dalle conseguenze inimmaginabili, è stato Maurizio Galli, dirigente dell’Ufficio vie navigabili e logistica del settore infrastrutture e mobilità (l’ex assessorato ai trasporti e mobilità) della Regione Lombardia che, rispondendo alla lettera di chiarimenti del difensore civico Esterino Caleffi, ha dato finalmente una risposta inequivocabile, che tra l’altro è una conferma a una consolidata procedura legislativa, che durava da almeno vent’anni. «Come già rilevato – scrive Galli – la legge regionale 22 del 1998 dispone che lo spazio acqueo o a terra occupato viene calcolato in metri quadrati, tenendo conto di tutte le aree comunque sottratte all’uso pubblico, anche se temporaneamente… Per le sole concessioni di ormeggio il canone dovuto è unico e corrisponde al valore del solo spazio occupato dall’unità di navigazione… Per individuare tale spazio – continua il dirigente dell’ufficio gardesano – la Regione ha più volte fornito ai Comuni e alle gestioni associate l’indicazione di calcolare il rettangolo dato da lunghezza fuori tutto per larghezza fuori tutto dell’imbarcazione. Tale criterio è stato ritenuto idoneo anche in considerazione del fatto che lo spazio individuato con la formula lunghezza per larghezza è un rettangolo quasi sempre maggiore dello spazio realmente occupato dall’imbarcazione, pertanto, in certo qual modo comprensivo dello spazio necessario per l’ormeggio». Tra i dipotisti che si erano rivolti protestando per l’ingiusta interpretazione, il più attivo è stato il ferroviere Roberto Roviaro che, ultimamente, aveva coinvolto il difensore civico. Tra l’altro il Comune di Desenzano, che aveva fissato questo criterio, aveva acquisito e fatto proprio il parere di un legale del posto. Certamente, ad ingarbugliare non poco la di sciplina delle concessioni e dei canoni demaniali, è stata la produzione eccessiva di leggi e circolari che non sempre hanno avuto il merito di chiarire o sciogliere i dubbi riguardanti l’interpretazione. Per oltre vent’anni, ma anche con la legge del 1998, la Regione non aveva fatto altro che applicare un canone che scaturiva dallo spazio occupato dalla barca (il cosiddetto «modulo d’ingombro»). E stop. Poi, il cambio deciso negli uffici comunali perchè venisse adottato un criterio che, secondo il parere della Regione, si è dimostrato non conforme. E per fortuna che non si è fatto avanti nessuno per esigere un eventuale rimborso delle somme versate in più. Se così fosse stato, i Comuni (non solo quello di Desenzano) avrebbero dovuto restituire diverse migliaia di euro ai diportisti danneggiati.

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