martedì, Aprile 16, 2024
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Inoleggiatori della sponda bresciana del Garda sul piede di guerra per il rincaro del canone degli ormeggi. L’affitto annuale costa quasi il doppio di un posto barca in porto E sta per chiudere l’unico Ufficio di navigazione del lago

Scatta la protesta delle boe

I noleggiatori del lago di Garda sono sul piede di guerra contro la Regione Lombardia a causa del rincaro del canone delle boe d’ormeggio. Una protesta che rischia di estendersi a macchia d’olio anche sulla riviera Veronese del lago, tenuto conto che l’Associazione noleggiatori, presieduta dal veronese Alberto Perinelli, aggrega anche molti esercenti del posto. A scatenare la querelle è, come si diceva, una decisione della Regione Lombardia, che peraltro era già contenuta in una legge del gennaio del 2000, che ha fissato un aumento dei canoni per la posa di boe d’ormeggio che sfiora il 90 per cento rispetto alla tariffa di neanche due anni fa. Ma quel che fa arrabbiare di più i noleggiatori di pedalò, natanti a motore e di tutte le altre imbarcazioni che possono essere noleggiate, è che, mentre all’interno di un porto il posto barca viene a costare 33 mila lire al metro quadrato per ingombro, al di fuori di esso per una boa (fra l’altro con gli immaginabili disagi e peripezie per raggiungerla da riva) il canone è di 45 mila lire al metro quadrato. Inoltre, sottolineano i noleggiatori gardesani, vi sono da aggiungere altri costi prima di poter attaccere il natante alla boa. Costi che si riferiscono al progetto che deve essere firmato da un tecnico professionista, ai corpi morti e alla cateneria che deve essere posata sul fondale, alle carte da bollo e alle spese per altre incombenze. Il tutto si aggira, quindi, sulle tre, quattrocento mila lire, da conteggiare oltre ai soldi da sborsare per il canone demaniale. Per fare un esempio, un natante a vela lungo 6 metri e largo 2 metri e mezzo, ancorato fuori dal porto, pagherebbe la bellezza di 825 mila lire, quasi il doppio di un «cugino» ormeggiato al riparo e con meno disagi nel porto pubblico. Il presidente dell’associazione, Alberto Perinelli, con i suoi collaboratori Pierluigi Carminati e Piero Giacomelli, ha annunciato alcune iniziative: una lettera ufficiale da inviare agli organi competenti, quindi il mandato a un legale per tutelare gli interessi della categoria e, infine, se proprio non si dovesse ottenere nulla, anche la minaccia di non pagare i canoni. Che, nel frattempo, nessuno dei noleggiatori, ai quali è già stato notificato il pagamento del canone del 2002, ha versato. Per esempio, Perinelli osserva che le planimetrie da far redigere ad un tecnico possano essere rilasciate dai Comuni, come già avveniva qualche tempo fa da parte dell’Ispettorato di porto di Desenzano. Ma non sono finite qui le proteste della categoria, che unisce un centinaio di aziende su tutte e tre le sponde del lago di Garda. Infatti, l’unico Ufficio di navigazione che esisteva sul Garda, cioè quello di Desenzano, sta per chiudere i battenti a causa del trasferimento delle funzioni ai Comuni e alle Province. Analogo effetto si determinerà tra non molto sulla costa Veronese. E questo provocherà un distacco ancor maggiore tra uffici pubblici e cittadino.

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