La destinazione dei «piani alti» di Palazzo Marchetti non è ancora decisa (i conti Pompeati, eredi del colonnello Italo Marchetti, dovrebbero essere ancora impegnati su due fronti di trattativa: da una parte con il Comune di Arco, dall’altra, si dice, con una banca e con una università straniera), intanto però procede il lavoro dell’architetto Marco Angelini, incaricato del progetto di restauro. Un progetto estrememente impegnativo, viste le caratteristiche storiche e monumentali dell’edificio che nel Cinquecento divenne dimora cittadina dei Conti d’Arco.Prima di cominciare, l’architetto Angelini dava per scontato che Palazzo Marchetti avrebbe riservato molte sorprese. Ad esempio quelle nascoste sotto gli intonaci che nel corso dei secoli si sono sovrapposti. Infatti: lui ed i suoi collaboratori devono ancora concludere le fasi preliminari della progettazione (il rilievo dello stato attuale), che già in una stanza è venuto alla luce il frammento di un affresco di cui non si aveva notizia. Vi è raffigurata con tratto stilizzato una donna che con una mano impugna una spada, con l’altra una bilancia: la giustizia, una delle quattro virtù cardinali. Ne è quasi certa Elena Fina, specialista in restauro di affreschi antichi. «E’ ancora presto per affermarlo con sicurezza, ma penso che sia un dipinto ottocentesco, anche se la presenza del cartiglio sopra la figura femminile è tipica della pittura del ‘600». L’iscrizione nel cartiglio, il classico motivo ornamentale del rotolo di carta o pergamena parzialmente svolto, è in latino ed è riferito proprio alla giustizia, il che depone a favore del pronostico della restauratrice: prima o poi salteranno fuori anche la temperanza, la prudenza e la forza.La stanza in cui è stato trovato il frammento è quella con avvolto sopra il portico di via Ferrera. Un locale «minore», rispetto ai saloni affrescati e con il soffitto a cassettoni, che forse nella prima metà dell’Ottocento era adibito a ufficio del giudice. Il Marchetti che acquistò ufficialmente, nel 1846, il palazzo dei Conti d’Arco, era proprio giudice mandamentale.L’affresco della camera delle virtù – chiamiamola così, almeno fino a prova contraria – è probabilmente solo un assaggio, dice la dottoressa Fina che prossimamente eseguirà sondaggi a tappeto, del patrimonio artistico coperto secolo dopo secolo sotto mille mani di malta e calce. Ma, paradossalmente, proprio l’essere stato sottovalutato e mortificato a questo modo l’ha salvaguardato dalle offese toccate invece agli affreschi e ai dipinti rimasti alla luce. Purtroppo il degrado la fa da padrone a Palazzo Marchetti ed ogni giorno che passa, per ammissione dello stesso conte Pompeati, la situazione peggiora. Non si poteva attendere oltre, il restauro, che finalmente renderà giustizia al monumento più prezioso e ricco di Arco, è una cura inevitabile ed urgente.
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Palazzo Marchetti inizia già a svelare i suoi tesori artistici dimenticati
Sotto l’intonaco era celata la Giustizia
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