mercoledì, Maggio 1, 2024
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Il «Tre Stelle» intitolato all’ex presidente dell’Ac

Tutta Desenzanoallo stadio Ghizzi

Da sabato scorso lo stadio comunale delle Tre Stelle, il maggiore e più moderno di Desenzano, porta il nome di Francesco Ghizzi, «el Traì». Il nome di un desenzanese genuino, trascinatore e vulcanico, che presidente del calcio Desenzano per quindici anni, capace di fargli vincere una Coppa Lombardia e il primo storico ingresso in Promozione nel 1966. Senza dimenticare che «el Traì» era stato anche segretario dello Sci Club e organizzatore dei Giochi della Gioventù nel 1969.È stato deciso che lo stadio portasse il suo nome, infine, perché Ghizzi, prima impiegato all’ufficio tecnico comunale, poi ufficiale d’anagrafe, è stato uno di quei desenzanesi «de soca» che resteranno indimenticabili nella storia popolare del paese, per quel suo modo sbrigativo di risolvere i problemi, magari rimettendoci soldi di tasca sua, o di scontrarsi con i suoi superiori.A rendere omaggio alla memoria di Ghizzi sabato pomeriggio, sotto un cielo plumbeo, c’erano tanti suoi amici, come Adriano Bertazzi, don Flavio, Tullio Ferro, lo stesso sindaco Cino Anelli, ed ex giocatori di quello splendido «undici» che regalò alla città gardesana la storica promozione, senza sponsor e senza aiuti. Attorno a Carla, la moglie rimasta presto vedova del suo Francesco nel 1983 ad appena 50 anni, i figli Flavio e Laura, si sono stretti in tanti, giovani e meno giovani, perfino una moltitudine di bambini accorsi per la festa di Santa Lucia al ritmo della fanfara dei Cuori Ben Nati.Mentre su uno schermo scorrevano alcune immagini delle imprese calcistiche della squadra degli anni Sessanta e di vita dello stesso Traì, sono intervenuti il presidente della Pro Desenzano, Giuliano Garagna, il sindaco Anelli, il giornalista e scrittore Tullio Ferro e il parroco don Flavio, che a Desenzano mancava dal lontano 1963 e che è tornato apposta. Anelli ha ringraziato Adriano Bertazzi per la richiesta di intitolare lo stadio alla figura di Ghizzi, di cui ha ripercorso le tappe professionali ed umane con alcuni aneddoti, indicandolo come «uomo semplice, vivace e di grandissima bontà e disponibilità». Don Flavio ha rammentato di come imparò il dialetto bresciano grazie al Traì, «uomo innamorato della vita, della famiglia, della giustizia, tuffatosi nel mondo dello sport per aiutare i ragazzi».Poi il momento più emozionante per i famigliari di Ghizzi: lo scoprimento della targa e il lungo sentito applauso del pubblico. La serata si è conclusa con la festa di S. Lucia. [FIRMA]

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