venerdì, Marzo 29, 2024
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Accordo con il Comune e il Vittoriale. Cultura nella strategia turistica del Garda

«Ugo Da Como», gioielli in collina

Il presidente confida di aver accompagnato, una settimana fa, il prestigioso collega e amico della Fondazione Palazzo Grassi, Cesare Annibaldi: «Siamo saliti alla Casa del Podestà, sede della Fondazione Ugo Da Como e debbo dire che Annibaldi era ammirato della nostra creatura culturale…». Il presidente della Fondazione Ugo Da Como, Angelo Rampinelli, non nasconde la soddisfazione per queste attenzioni da parte della cultura nazionale e internazionale alle nostre perle, non adeguatamente conosciute. «I rapporti con l’Amministrazione comunale di Lonato – spiega Rampinelli – si erano intorpiditi nel tempo, ci sono stati chiarimenti franchi, abbiamo dichiarato che la Fondazione è di Lonato. È stata varata una convenzione, consentendo ai cittadini lonatesi di accedere gratuitamente, alla Casa del Podestà, al Castello, alla Biblioteca e al Museo. Anche in questo modo rinforziamo i rapporti della città di Lonato con la Casa del Podestà e la Rocca, che potrà essere usata per varie manifestazioni. Lontano da noi la voglia di stupire o di choccare puritani di turno, ma è certo che la Fondazione Ugo Da Como, come ambiente e come sostanza culturale, va goduta di più. Con i gruppi di magnifici volontari, a cui è affidata l’illustrazione, la guida alla Fondazione, vanno potenziati i rapporti». Si parla delle visite, del numero e della tipologia di chi arriva. «Diecimila, più di 10mila certi anni – commenta Angelo Rampinelli – sono tanti, potrebbero essere di più, per una considerazione di carattere logistico, siamo sul lago, bacino turistico di rara grandezza. Inoltre, quel desiderio che ogni tanto si sente in giro, della necessità di nuovi spazi e siti per il turismo, credo che potremmo soddisfarlo anche sottolineando in rosso l’itinerario dal lago alla Fondazione Ugo Da Como e dalla Fondazione al lago». Il presidente Rampinelli spiega l’accordo con il Vittoriale, un doppio scambio, quasi di una cuginanza tra l’andare per cose di D’Annunzio e di Ugo da Como, quel mettere insieme per il dopo, quando il fuoco sarà sotto la cenere e serviranno libri, riviste e quadri per tirare la giornata lontano dai cattivi pensieri e completare un senso, ancora vigoroso e utile, dell’esistenza. Somma di nicchie, risultato di una dignitosa sussistenza della Fondazione. Il presidente Rampinelli coglie la cifra del turismo bresciano nella considerazione del punto debole: il visitatore, il turista, deve organizzare una giornata piena e varia, di acque, di battelli, di Vittoriale, di Fondazione Ugo da Como, sole e spiaggia e, pure, di enogastronomia garantita in tanti punti di qualità, a Lonato e dintorni. Tre, quattro itinerari variegati e si potrebbe crescere insieme, acqua, aria, incunaboli, battelli, la Nave Puglia di D’Annunzio e i Comizi di Lione di Da Como. Ci vuol tempo, ma la strada maestra, insistendo, è questa. La prima questione tattica, dunque, è come rompere l’isolamento bresciano-lonatese, delle Fondazioni. La seconda questione, continua Rampinelli, è di tipo scientifico: «La Fondazione Ugo Da Como possiede una raccolta di 52mila volumi, la più bella raccolta di Seneca. Notevoli i codici manoscritti, alcuni dei quali riccamente miniati, e gli incunaboli, i primi libri a stampa (411), di cui tre, almeno, sono esemplari unici al mondo. Tra l’altro, 49 lettere di Ugo Foscolo alla nobildonna bresciana Marzia Martinengo. Piace ricordare che personaggi come Benedetto Croce, Pompeo Molmenti, Leo Olscki e Giovanni Spadolini hanno visitato la Fondazione Ugo Da Como». In compagnia di Stefano Lusardi, angelo custode della Casa del Podestà, raffinata guardia del corpo dell’ombra del Senatore, ammiriamo decine di quadri, dal Cinquecento ai nostri Filippini, Faustini, Renica, Bertolotti. L’elenco delle bellezze diventerebbe una banalizzazione rispetto a una visita reale e non virtuale, da compiersi, doverosamente, da parte di un buon bresciano, secondo le regole della Fondazione. Il Museo e la Rocca sono aperti il sabato e la domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 14,30 alle 18. Durante gli altri giorni della settimana, la visita è possibile su appuntamento, contattando il numero 030/9130060. Ancora, la Biblioteca e il Museo sono a disposizione degli studiosi, concordando un appuntamento durante i giorni di lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 18. Tre atti costituiscono la dimensione fisica e morale della Fondazione Ugo Da Como a Lonato. Primo, il testamento dell’uomo politico zanardelliano, Ugo Da Como (Brescia 1869-Lonato 1941): «…Intendo che l’ente autonomo con sede a Lonato abbia per scopo di giovare, con le mie raccolte d’arte, di storia, coi libri, gli incunaboli, i codici, i manoscritti, agli studi, svegliando nei giovani l’amore alle conoscenze, nello stesso tempo, restando a decoro del Comune, potesse attrarre degli ospiti al paese che mi fu caro…». Gli ospiti non sono pochi, dicevamo, almeno 10mila l’anno. Arrivano da ogni parte del mondo, chiedono 7 volte il posto della Fondazione e infine vi sostano per almeno un paio d’ore. La visita in collina, alla Casa del Podestà e al Castello, costituenti l’uno il raccoglitore e l’altro il fantasma architettonico nordico a difesa e abbellimento, è di una suggestione unica. Pare di essere nella Roma antica del Vaticano – sarà d’accordo anche il laico presidente -, osservando la cupola del Duomo appena sotto, a sud e se non perdi l’occasione di giocare radente ai camminatoi dell’antico castello, scorgi le pianure, il Garda, i monti dal petto nobile, qui il Baldo e in fondo, nelle giornate confessate dal Signore, le sfumature renichiane del Monviso. Il secondo atto fu appunto l’acquisto, nel 1906, ad un’asta pubblica, della Casa del Podestà, lire mille. Il terzo atto, compiuto alla vigilia dell’avvento del fascismo, fu strategico per il senatore di Zanardelli: si sentiva nell’aria la fine delle libertà, il Dopoguerra annunciava lo scontro sociale, la confusione equilibrata per maturare l’orco di turno a cui affidare la difesa delle piccole e delle grandi tane. Non parve vero, a Ugo Da Como, di prendersi a 50mila lire ciò che restava del Castello, sopra la Casa del Podestà. Oltre, a settentrione, soltanto l’aria, il cielo. Diventava il buen retiro, lontano dalla Roma che gli offriva pure incarichi pesanti, di prestigio, da lui rifiutati. Il liberale non si poteva confondere con il fascista. Raccoglieva tutte le robe studiate, comperate negli anni, libri, quadri, sculture, si barricava in uno studio dove è impossibile privarsi dei testi ed elaborava e rielaborava le sue opere in campo critico artistico e politico. In una Lonato splendida al punto di non essere ancora stata riconosciuta.

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