mercoledì, Aprile 24, 2024
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L’immagine delle penne nere al centro del settimo convegno nazionale della stampa collegata all’Ana

Anche i giornali amano gli alpini

«In Afghanistan ci sono un migliaio di militari, chiamati a dare una mano per normalizzare la situazione: carabinieri, genieri, trasmettitori e, soprattutto, alpini – ricorda Giuseppe Parazzini, presidente nazionale dell’Ana, ieri al Vittoriale di Gardone -. All’estero scoprono e rivalutano la nostra attività. In Italia, invece, continuiamo a stupirci per gli atteggiamenti negativi nei confronti delle truppe. «Non si fa nulla per sviluppare una risorsa del genere. Da quando è scomparsa l’Orobica, col Morbegno, non esiste più un reparto in Lombardia. Abbiamo chiesto di aprirne uno a Brescia o a Bergamo. Ma chiedono l’impossibile: caserme nuove, grandi poligoni di tiro, ecc. Ci dicono che gli alpini sono indispensabili, e poi ci maltrattano. Visto che in Afghanistan finiremo per restare a lungo, ben oltre i sei mesi preventivati, abbiamo dato la disponibilità a collaborare in qualche struttura sanitaria. Adesso si apre anche il discorso Iraq. Credo che, nella fase iniziale della ricostruzione, interverranno quelli della Protezione civile». Si è parlato anche del fronte aperto in Medio Oriente al settimo convegno della stampa alpina, iniziato ieri a Gardone, e che terminerà stamattina. C’erano i rappresentanti di 126 periodici: dal «Baradell» di Como a «Bala bianca» di Ceva (Cuneo), da «Ciao pais» di Torino a «Canta che ti passa» di Bologna. E ancora: «Sota le crode» di Calalzo, «Sicilia alpina» di Catania, «Nostalgie del mulo» di Crema. Migliaia e migliaia di copie disseminate lungo lo… scarpone. Senza dimenticare i fogli esteri: a Toronto (Canada), in Australia, a Marcinelle (Belgio), Parigi, Londra. Hanno portato i saluti Fabio Pasini, presidente della sezione Monte Suello, fattasi carico dell’organizzazione, il sindaco Alessandro Bazzani, il consigliere di amministrazione del Vittoriale, Giovanna Ciccarelli, e il generale Vincenzo Cardo, Capo di stato maggiore delle Truppe alpine, giunto da Bolzano. Numerosi i temi affrontati: dalle tariffe postali alla diffusione, dalla pubblicità alla stesura dei testi. Con i tanti piccoli e grandi problemi quotidiani. Gli interventi sono stati brevi e incisivi. Un direttore ha detto: «A un collaboratore d’un paese sperduto ho chiesto di mandare una foto da pubblicare. Quello mi ha spedito una… fotocopia. Proprio vero che tra il dire e il fare, a volte, ci sono di mezzo le montagne». Cesare Di Dato, del mensile nazionale «L’Alpino» (tiratura 385 mila copie), ha diffuso i risultati di un’indagine condotta su 120 giornali italiani, dal 20 aprile 2002 al 31 marzo 2003, riguardante il numero di citazioni delle attività svolte dai gruppi locali. Ebbene, il Gazzettino, che copre il Veneto, guida con una sessantina di articoli (Belluno, ad esempio, ha una pagina fissa ogni martedì). Bresciaoggi figura al decimo posto. Davvero un buon risultato. «E’ riscontrabile una decisa simpatia nei nostri confronti – ha sottolineato Di Dato -. Anche per la spedizione in Afghanistan l’alpino è sempre stato considerato in modo positivo». Nel tardo pomeriggio si sono svolte le cerimonie. Dopo l’alzabandiera e la deposizione della corona al sacrario dannunziano, la Fanfara Valchiese ha sfilato per le vie del centro, fino al lungolago. In serata, la cena di gala al Grand Hotel. Il convegno si concluderà stamattina.

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