lunedì, Dicembre 11, 2023
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Camaldolesi e finanza ricordano Branciforti

A un mese dal­la scom­parsa di Nicol­i­no Bran­ci­for­ti, la di e i monaci camal­dole­si si stringono con un com­mosso ricor­do alla famiglia. Domani alle 18.30, all’er­e­mo di San Gior­gio, si svol­gerà una mes­sa offer­ta dai monaci in cel­e­brazione del­l’il­lus­tre concit­tadi­no, scom­par­so all’età di 85 anni il 20 dicem­bre. Ven­erdì, invece, sem­pre alle 18.30, si svol­gerà la fun­zione reli­giosa del tri­ges­i­mo nel­la chiesa par­roc­chiale di Bar­dolino. Nicol­i­no Bran­ci­for­ti, man­ca­to per un infar­to, ha las­ci­a­to la moglie Leda, il figli Lan­fran­co e Rossana e la sorel­la Maria, alla quale era legatis­si­mo. A rac­con­tare l’odis­sea del­la vita di Bran­ci­for­ti è la figlia Rossana, che è sta­ta dep­u­ta­to alla Cam­era per il Pci per due leg­is­la­ture. Ha lavo­ra­to inoltre nel set­tore Bilan­cio del­lo Sta­to; Rossana ora è in pen­sione e sot­to­lin­ea innanz­i­tut­to la sto­ria di depor­tazione del padre. «Papà fu cat­tura­to dai tedeschi il 9 set­tem­bre del 1943 a Tren­to e depor­ta­to il 13 set­tem­bre nel cam­po di lavoro di Sta­lag 3/B di Fusten­berg, lib­er­a­to poi dalle truppe alleate il 9 mag­gio del 1945 e rim­pa­tri­a­to il 3 agos­to. Per lui furono due anni d’in­fer­no». E pros­egue il rac­con­to: «Era costret­to a lavo­rare in fab­bri­ca e poi come sguat­tero, in cuci­na a pelare patate tut­to il giorno. Per nutrir­si ruba­va le buc­ce, fu così che gli rov­inarono il dito di una mano con una bas­to­na­ta. Tut­ti i giorni chia­ma­vano i pri­gion­ieri nel cor­tile per imporre loro di aderire alla Repub­bli­ca di Salò. Nes­suno però lo fece, per questo ce n’era sem­pre qual­cuno che spari­va. Quan­do arrivarono i rus­si i pri­gion­ieri dovet­tero decidere cosa fare, così mio padre decise di tornare a casa a pie­di». Nicol­i­no Bran­ci­for­ti, dopo l’es­pe­rien­za del­la depor­tazione, nel dopoguer­ra aderì al par­ti­to social­ista. Divenne seg­re­tario del Psi a San Benedet­to Po e fu un sogget­to fon­da­men­tale nel­la sezione social­ista di Bar­dolino. Quan­do venne arresta­to a Tren­to era in servizio di leva per la guardia di finan­za, servizio che svolse tra il 1936 ed il 1949. Al suo funerale era pre­sente la guardia d’onore del­la finan­za, con le rap­p­re­sen­tanze anche dei e del­la polizia stradale. È man­ca­ta invece l’as­so­ci­azione degli ex inter­nati, tan­to che il coman­dante del­la finan­za, luo­gote­nente Alber­to Sag­gio, ha det­to: «Bran­ci­for­ti non è sta­to adeguata­mente ricorda­to. È sta­to un illus­tre cit­tadi­no e anche dopo il suo con­ge­do si è sem­pre adop­er­a­to per il pres­ti­gio del nos­tro Cor­po. Ci ha dona­to ritrat­ti e foto d’e­poca, con immag­i­ni di finanzieri in servizio sia in peri­o­do di guer­ra che di pace, che sono con­ser­vati nel nos­tro stori­co». Bran­ci­for­ti, per­al­tro, fu appas­sion­a­to di pit­tura e aprì nei locali del­la con­tes­sa Riz­zar­di, sul lun­go­la­go di Bar­dolino, la stor­i­ca gal­le­ria di quadri, che tenne in ges­tione per 30 anni. Visse per tan­ti anni nel man­to­vano, dove conobbe la moglie Leda, a San Benedet­to Po divenne capo del­l’uf­fi­cio imposte di con­sumo e come ispet­tore girò tut­ta l’I­talia. Con la pen­sione fece ritorno a Bar­dolino, dove ave­va vis­su­to fino al momen­to del­la leva. Gra­zie alla sua espe­rien­za lavo­ra­ti­va, ricevette l’in­car­i­co dal­la Siae (soci­età ital­iana autori edi­tori) di seguire la zona del -Gar­da. «Mio padre», rac­con­ta Rossana, «era reli­gioso ed ebbe un rap­por­to molto stret­to con i camal­dole­si. La nos­tra famiglia, fin dal tem­po di mio non­no, ha sem­pre segui­to la con­tabil­ità dei monaci. Quan­do i camal­dole­si per un peri­o­do si trasferirono dal con­ven­to, al loro ritorno trovarono che la era sta­ta traslo­ca­ta. Mio padre allo­ra donò buona parte del­la sua bib­liote­ca ai monaci e con­tribuì così alla ricostruzione del loro pat­ri­mo­nio librario. Per questo i camal­dole­si han­no volu­to offrire una mes­sa in occa­sione del tri­ges­i­mo del­la scom­parsa di papà, al quale sono rimasti molto legati».

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