Più di 4.500 persone hanno chiesto il loro intervento e quasi 300 hanno terminato il programma terapeutico senza più avere ricadute. In 15 anni la comunità Lautari di Pozzolengo, con sedi a Bedizzole, Como, Pordenone, Imperia, Carpi, Firenze e Roma, ha seminato davvero tanto raccogliendo risultati insperati alla vigilia. Tra l’altro, la comunità fondata da Gianni Bonomelli, tuttora alla sua guida, non costa un centesimo allo Stato in quanto provvede ad autofinanziarsi con le proprie attività vitivinicola e artigianali, per finire con il centro addestramento ed allevamento cavalli, con un risparmio per le casse pubbliche di quasi 1 milione e 900 mila euro l’anno.In quindici anni, era giusto il novembre del 1992 quando la comunità mosse i primi passi nella sua prima sede in via Monte Ingrana sempre a Pozzolengo, si sono moltiplicate le attività a sostegno dell’inserimento dei ragazzi. In questi tre lustri ci sono state delle nuove tendenze ma, come affermano due storiche figure del centro, Davide Lodi, vicepresidente, ed il dottor Eraldo Cavagnini, psicologo, responsabile terapeutico, il numero dei giovani con problemi di dipendenza non è affatto diminuito. «Oggi — spiega Cavagnini — sta crescendo la copresenza di alcol e cocaina per gli utenti che sono in trattamento da noi. Molto spesso l’alcol viene consumato da ragazzini di 11 o 12 anni e questo rappresenta una radice delle prossime dipendenze». «Se prima l’emergenze si chiamavano eroina, hashish e droghe sintetiche, oggi è allarme cocaina — interviene Lodi — in quanto le lobby criminali hanno abbassato il prezzo di questa sostanza mentre è aumentata la domanda; ma non bisogna comunque credere che le altre droghe siano andate in pensione: tutt’altro». Ma allora cosa si deve fare per aiutare i giovani? «Davanti a queste emergenze — riprende Cavagnini — c’è la necessità di una campagna di informazione e formazione per le famiglie, gli insegnanti e gli altri soggetti. Quando li accogliamo in comunità notiamo che, nell’iniziare questo calvario fatto di alcol e droga sono a digiuno delle conseguenze. Molti ragazzi sono alla ricerca di omologarsi e di emulare quel che fa il gruppo».Tra il 2006 e i primi dieci mesi di quest’anno sono entrati nella comunità di Pozzolengo ben 150 persone, la media dei dimessi in un anno è di circa 40–45 persone, che corrisponde al 20% circa del numero di entrati. Il trattamento terapeutico dura tra i tre e i cinque anni e non si limita solo all’approccio medicale.
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