lunedì, Maggio 6, 2024
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Dopo un inizio stagione da cancellare, il peggio sembra passato ma chi sceglie il lago preferisce soggiorni sempre più brevi

È l’estate del turismo mordi e fuggi

La delusione per i dati turistici con il segno negativo, nei primi sei mesi dell’anno, in questi giorni ha pian piano lasciato il posto alla moderata soddisfazione per i buoni numeri registrati in luglio e le discrete proiezioni per il mese d’agosto.Ovvio i conti, come sempre, si fanno al termine dell’anno solare, anche se poi appare evidente che molto difficilmente si riuscirà ad abbattere sulla sponda gardesana del Garda la soglia dei 10 milioni di presenze. Un obiettivo auspicato a inizio stagione sulla scorta dei numeri più che ottimi registrati nel 2007.«Purtroppo la stagione è partita in modo lento anche per via di una Pasqua giunta troppo presto. E le giornate di presenze perse difficilmente si recuperano nel corso della stagione», analizza Sara Pinali, presidente degli albergatori di Torri. «Sarà comunque il mese di settembre la cartina di tornasole in grado di determinare la positività o meno della stagione. Per quello che riguarda Torri, il nostro ufficio prenotazioni registra dati in linea con l’anno precedente. Insomma, il passaggio c’è anche se poi nel nostro paese lavoriamo per lo più con una clientela affezionata che torna ogni anno».«Non c’è dubbio», conclude Pinali, «che sulla spesa dei turisti ha inciso e non di poco il caro petrolio».Pochi chilometri più a sud, a Garda, i discorsi non cambiano di molto. «La Pasqua anticipata e il maltempo di maggio hanno rallentato l’afflusso turistico e hanno creato le condizioni per un’annata difficile», interviene Simone Zeni, a capo dell’associazione albergatori locale, che di contro sottolinea come l’ufficio prenotazione del paese lacustre abbia aumentato del 20-25 per cento il volume d’affari.«I dati si riferiscono solo a fine giugno e rappresentano un inizio stagione non entusiasmante», afferma Ivan De Beni presidente degli albergatori di Bardolino, «fattore interessante rimane l’aumento degli arrivi: vista la diminuzione delle presenze, viene confermata la tendenza degli ultimi anni verso un soggiorno breve (la media è di 3 o 4 giorni)».«Il nostro», prosegue Ivan De Beni, «è un turista sempre più dinamico e attento a quanti soldi spendere, e per cosa. È in via di estinzione il vacanziero che fa pensione completa ed è in diminuzione anche quello a mezza pensione; turista che soggiorna in più località con occhio vigile alla qualità dei servizi offerti».«A livello di arrivi, tiene abbastanza bene il mercato tedesco», continua De Beni. «Riscontriamo poi un costante interesse da parte degli inglesi e verifichiamo un ritorno, con un piccolo aumento, perfino della clientela olandese».Per il futuro? «È auspicabile la collaborazione fra tutte le categorie produttive di tutte le località benacensi per adottare una strategia commerciale comune».«Dobbiamo abbattere i campanilismi, sia fra i singoli comuni del lago di Garda che fra questi paesi e il capolugo, Verona; un fenomeno che ci fa solo perdere mercato e opportunità. Sulla riviera romagnola Rimini, Riccione e Bibione da anni che collaborano fra loro», conclude il presidente degli albergatori di Bardolino.Chi invece si scaglia contro l’eccessiva tassazione è Elsa Zanderigo, vicepresidente degli albergatori di Lazise. «Nel turismo la crisi c’è e si sente e non si può parlare solo di prospettive di percentuali di arrivi e presenze. Noi operatori siamo demoralizzati perché si pagano troppe tasse e siamo sempre più alle prese con una eccessiva burocrazia».Sposta il tiro su un discorso più generale Antonio Pasotti, presidente dell’Ugav, associazione che raggruppa quasi quattrocento strutture alberghiere del lago di Garda.«I numeri», dice Pasotti, «parlano chiaro ed evidenziano un calo generale delle presenze. Un dato che se raffrontato con le località turistiche di mare evidenzia però come il Garda rimanga un’isola felice. E non è un caso se pensiamo alla qualità dei servizi offerti e la capacità della nostra categoria di contenere i costi: a fronte di un aumento dell’inflazione del 3,36 per cento i prezzi delle strutture alberghiere sono aumentati solo dello 0,2. Comunque prima di trarre delle conclusioni sulla stagione turistica conviene aspettare fine ottobre. Quello è il tempo delle analisi e dei conti».

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