lunedì, Aprile 29, 2024
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Venerdì prossimo l’appuntamento annuale unico con la compagnia legata al Pal del Vò. Con l’occasione si festeggiano anche i 40 anni del circolo culturale

«El sòlit s-ciapét» recita a sorpresa

Si chiama «El sòlit s-ciapét», il solito gruppetto. È una compagnia teatrale sui generis. Si unisce una volta l’anno, per una rappresentazione in schietto vernacolo gardesano, sotto l’ala protettrice del centro culturale Pal del Vò e a conclusione della rassegna teatrale invernale della Rumarola. L’appuntamento si rinnova venerdì 21 gennaio al palacongressi. Titolo dello show di quest’anno: Sì, e de nànsi gh’è el lago . Per saperne di più occorrerà partecipare. Unica anticipazione è che ci saranno poesie, canti, foto, visto che Francesco Mazza, leader e animatore dell’estemporaneo team di attori, ha chiamato a raccolta il coro La Rocca, Lucio Bonometti (pianista), i poeti gardesani, circolo fotografico Città di Garda e Art 56 Ensemble. Il tutto a cominciare dalle 20.30, col patrocinio del Comune e la collaborazione dell’associazione malati oncologici Baldo Garda Miki De Beni. Quella del 21 è occasione per festeggiare il quarantennale del centro culturale Pal del Vò. Venne fondato nel 1965. La presentazione fu nel gennaio ’66: «Per giovani e anziani centro culturale a Garda», titolò L’Arena . La prima serata fu dedicata alle esplorazioni atlantiche. I soci fondatori erano 65. Primo presidente fu Luigi Bertamè. Con lui in direttivo Giancarlo Maffezzoli, attuale presidente, Pino Crescini, Luigi Donatini, Fabrizio Monese, Mario Mozzi, Gianni Tondini. Adesso c’è bisogno di rilanciare il gruppo, auspica Maffezzoli: «Occorrono forze fresche, giovani che si impegnino. Qualcuno viene alle gite ma poi non li vedo ad altre iniziative. Fin che posso, vado avanti, ma poi la sorte del nostro centro culturale rischia di essere inevitabile». Quasi un grido d’allarme. L’iscrizione si può sottoscrivere anche nella serata al palazzo dei congressi: quota minima sei euro, il resto affidato al buon cuore. «Ci finanziamo con le tessere dei soci», sottolinea il presidente. Di soci sulla carta non ne mancano: nell’ultimo anno erano 140. Ma quelli davvero attivi non sono moltissimi: agli incontri partecipano 20-30 persone per volta, anche se ci sono picchi di una cinquantina, come al dibattito sulla cultura islamica. Qualcuno viene anche da fuori: da Torri e Bardolino, in particolare. Lo spettacolo annuale del «Sòlit s-ciapét» non fa testo: la sala congressi è gremita. «Il problema è che l’età media del direttivo è un po’ alta», afferma Giancarlo Maffezzoli, «il lavoro da svolgere è tanto, servirebbe qualche collaboratore in più. Per risparmiare i bolli, per esempio, faccio il postino girando il paese per mettere gli avvisi nella cassetta dei soci. Qualcuno mi aiuta col computer, ma poi per attaccare i manifesti devo andare a Bardolino o a Brenzone». La soluzione? «I giovani, servono i giovani», insiste il presidente.

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