venerdì, Aprile 19, 2024
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E' don Giuseppe Venturini, 'ex curato calciatore, volato in Kazakistan nel '97, a cinquant'anni dopo essere stato per un decennio a Bardolino e per altri dieci anni parroco a Madonna della Scoperta e Polpenazze

Ex curato dorme negli scantinati ed insegna il catechismo

Si allarga la parrocchia e la chiesa del rione Orbita a Karagandà comincia ad essere piccola nonostante gli abitanti siano in continua diminuzione. Il messaggio arriva da don Giuseppe Venturini, l’ex curato calciatore volato in Kazakistan nel ’97 a cinquant’anni dopo essere stato per un decennio a Bardolino e per altri dieci anni parroco a Madonna della Scoperta e Polpenazze, entrambe località del Bresciano ma della diocesi di Verona.In una lettera don Giuseppe in serenità traccia un panorama “sull’incertezza e precarietà” in cui i sacerdoti sono chiamati a operare in un paese ove la situazione economica è in continuo peggioramento senza prospettive e vie d’uscita. “C’è una progressiva riduzione della popolazione nelle città ma anche nei villaggi”, mette in risalto l’ex curato che ha insegnato religione negli anni Ottanta nelle scuole dell’obbligo a Bardolino “per la precarietà del lavoro e molti pur di non perdere il posto e sapendo di non venir pagati continuano a lavorare ugualmente. Quindi nessuno ama il lavoro e non assume responsabilità”.Constatazione che don Giuseppe fa di persona visto come si allungano i tempi per la costruzione del salone per gli incontri con i parrocchiani, delle due sale per il catechismo e per la casa “del prete”. Lavori tuttora in alto mare anche se dovevano essere finiti prima che arrivasse l’inverno. “E molto logorante e stressante”, continua il missionario “lavorare in queste condizioni. Non si è mai sicuri di nulla visto che non sanno cosa sia la parola data”. Sta di fatto che in pieno inverno il catechismo e gli incontri continuano ad essere fatti in chiesa, nel corridoio e negli scantinati dove lo stesso don Giuseppe è costretto a dormire “dal mercoledì al sabato mentre gli altri giorni faccio il pendolare”.Nonostante grandi difficoltà il sacerdote si prodiga nell’aiutare in particolare i giovani “senza famiglia alle spalle, in balia di un totale disorientamento e quindi facili preda della droga, dell’alcolismo e attratti dalle sette”. Con l’aiuto delle suore di Madre Teresa e le offerte che arrivano dall’Italia don Giuseppe è riuscito a mettere in moto sia il fondo sanitario, per aiutare i più poveri a comperarsi le medicine e a sostenerli quando vengono ricoverati per interventi vari, sia quello del lavoro pagando a una famiglia le rate di acquisto di una mucca, oppure commissionando lavoretti per venire incontro a qualche madre con Figli e genitori a carico.”Il lavoro non manca e nemmeno l’aiuto del Signore con i suoi doni”, dice don Giuseppe concludendo il messaggio “e le vostre preghiere mi sostengono nella evangelizzazione di questo non facile paese; u vostro aiuto economico mi offre la possibilità di dare dei segni concreti della nostra fraternità e dimostrare che siamo un’unica famiglia: la Chiesa”, (a.j)

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