La chiamano antica sagra, ma a quando risalga di preciso non lo sa nessuno. Incomincia il 18 agosto, si chiude il 20. Ci sono la musica per ballare, il grande luna park, gli stand che sfornano a getto continuo salamelle e gnocchi. Fa parte a tutti gli effetti della tradizione gardesana. La si allestisce in onore di san Bernardo, presso la chiesetta che gli è dedicata, ai piedi della Rocca. Nel tempietto, restaurato di recente, ci si celebreranno tre messe lunedì, nella giornata dedicata al santo. Una volta, dopo messa si usciva sul piccolo sagrato a mangiare una fetta d’anguria: ce n’era una catasta ai piedi d’un cipresso. Oggi il cocomero non è più di moda. Qui era campagna, addirittura un tempo paludosa. Ora c’è la zona artigianale. Ma con l’origine della sagra non c’entrano né i contadini, né gli artigiani. Anche se pochi, frequentando la festa, possono supporre che la sua origine abbia a che fare con la storia dei pescatori. E invece il 20 di agosto, giorno di San Bernardo, è sempre stata data solenne per la Corporazione degli antichi originari di Garda. È in quest’occasione infatti che si distribuiscono i beni comuni, i proventi, cioè, dell’affitto delle rive. Un tempo era il momento di pagare i debiti accumulati dalla famiglia durante l’anno. Oggi coi quattrini della Corporazione gli originari ci prendono il caffé e una pasta: sono solo poche migliaia di lire a testa, ma nessuno si sognerebbe di non andare a prenderle, perché sarebbe uno schiaffo alla tradizione. La Corporazione risale al 1452. La sagra di San Bernardo potrebbe avere dunque storia plurisecolare, ma non ci sono documenti che lo provino. La chiesetta risalirebbe invece al Trecento. C’era sicuramente nel 1530, quando venne visitata dal vescovo Giberti, che la trovò in cattive condizioni e ordinò di sistemarla, ma furono parole vane, perché due anni dopo la ritrovò col tetto cadente. Per sistemarla, una decina d’anni dopo, dovettero affittare un paio di campi a un certo Comino, muratore, che in cambio assunse l’onere dei lavori. La pala dell’altare ritrae il santo: l’ha dipinta Giovanni Battei nel 1670. C’è chi dice che la chiesa sarebbe sorta proprio nel luogo dove l’abate Bernardo avrebbe parlato ai pescatori gardesani, ma è leggenda. Si narra che il santo, fondatore di tanti monasteri, sarebbe giunto nel porto di Garda per proseguire poi a piedi verso l’entroterra. I gardesani l’avrebbero seguito, sperando di udirne le pie parole. Ma all’improvviso ecco scatenarsi il temporale. Bernardo allora raccolse il popolo sotto un grande albero e tenne un breve sermone: nessuno fu toccato dalla pioggia. A ricordare il miracolo sarebbe nata quella piccola chiesa. Che sarà modesta e defilata fin che si vuole, ma ha una dignità. Tanto che chi la visita il 20 d’agosto può guadagnare l’indulgenza plenaria, secondo la concessione papale richiesta da don Belli, parroco di Garda fra la fine del Settecento e il 1841. E sono molti i gardesani che la messa del giorno di San Bernardo non se la vogliono perdere. Alla sera, invece, c’è folla attorno alle giostre.
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Gli Originari dividono i diritti di pesca. Da sabato la sagra ai piedi della Rocca tra cerimonie religiose, musica da ballo e luna park