L’allarme è serio anche se poi non a livello di quanto denunciato con imprudenza dai quotidiani nazionali. La perdurante siccità, l’assenza di precipitazioni piovose e l’uscita d’acqua dalla diga di Salionze (48 metri cubi d’acqua al secondo) per irrigare i terreni mantovani sono i fattori che di fatto stanno lentamente abbassando le acque del più grande lago d’Italia. Ieri il Garda era a quota 61 centimetri sopra lo zero idrometrico di Peschiera, un’altezza decisamente inferiore alla media degli anni precedenti quando si attestava ben sopra i 90 centimetri.Un quadro decisamente poco idilliaco soprattutto in considerazione che in montagna non esistono riserve d’acqua vista l’assenza di neve durante l’inverno. E come sempre quando la situazione arriva al limite del collasso si sprecano le dichiarazioni, le riunioni e le grida d’allarme. Rimane da capire perché in tutti questi anni, non è da oggi che con l’arrivo della stagione calda esplode il problema della siccità, la politica non abbia mai seriamente provveduto sul Garda a trovare soluzioni idonee ad anticipare i problemi idrici. E allora via con le solite richieste di ridurre l’uscita dell’acqua (la legge Galli prevede che nella scala di priorità l’utilizzo sia prima per l’agricoltura e poi per l’industria del turismo), di costruire invasi a valle e di rivedere i sistemi d’irrigazioni nel mantovano. Parole, parole parole che si scontrano contro la burocrazia e la divisione amministrativa del lago di Garda. A onore di chiarezza va ricordato che il gestore unico delle acque del Garda è al momento l’Aipo, l’agenzia interregionale per il fiume Po, che ha il compito di sovrintendere il deflusso dalla diga di Salionze, edificio regolatore del Benaco costruito nel 1950 in località Valsecca nel territorio del Comune di Ponti. Aipo agisce di concerto con il consorzio del Mincio e la Comunità del Garda.L’emergenza idrica sta ovviamente a cuore anche alla Provincia di Verona. In una nota diffusa dall’ufficio stampa dell’ente scaligero l’assessore all’ambiente Luca Coletto tiene a sottolineare l’impegno della Provincia di Verona nel combattere la siccità. «Da settembre scorso stiamo lavorando con le Province di Brescia e Mantova», spiega, «abbiamo scritto un accordo per la gestione unitaria delle acque del Garda e per arrivare ad una verifica generale delle concessioni idriche rilasciate 40 anni fa e le valutazioni sui tipi di colture. Il protocollo è pronto, per la firma ufficiale stiamo cercando di coinvolgere anche la Provincia di Trento». L’impegno della Provincia per difendere le acque del lago è partito già a settembre 2005 quando ci fu l’audizione nella XIII commissione del Senato per istituire un’autorità unica di gestione che sostituisca l’attuale situazione a tre: Provincia autonoma di Trento, Regione Veneto e Regione Lombardia.L’audizione degli assessori provinciali aveva dato esito positivo e la commissione dei senatori si espresse a favore dell’istituzione di un ente unico di salvaguardia. L’allora ministro all’ambiente, Altero Matteoli, bocciò invece la proposta.«Noi non abbandoniamo l’idea e cerchiamo di realizzarla nei fatti, con l’accordo di programma», conclude l’assessore Coletto. Dal canto suo la Comunità del Garda ha convocato un incontro tecnico-operativo per venerdì alle 10 nella sede della Comunità a Gardone Riviera: appuntamento volto non solo a definire collegialmente le più idonee iniziative per fronteggiare l’emergenza attuale, ma anche al fine di porre concretamente in essere progetti strutturali per il futuro. Attorno allo stesso tavolo siederanno i soggetti interessati di monte, valle e rivieraschi (Provincia Autonoma di Trento, Autorità di Bacino del Po, Agenzia interregionale per il Fiume Po, sindaci rivieraschi, Consorzio del Mincio), allo scopo di trovare soluzioni condivise e realizzabili.
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L’assessore provinciale Coletto sull’emergenza idrica: «C’è un accordo già sottoscritto da Brescia e Mantova»