Il Tar di Brescia ha dato torto alla Soprintendenza di Brescia, che aveva sospeso alcuni interventi edilizi a Polpenazze e a Soiano. Queste in sintesi le motivazioni: la Soprintendenza ha il compito di svolgere i rilievi di legittimità, ma non può sovrapporsi al diverso giudizio di merito, formulato dagli organi comunali, delegati in materia ambientale. In buona sostanza, l’ente di tutela statale può esercitare un riesame sotto il profilo estrinseco, con riferimento cioè alla puntuale verifica di legittimità, ma non può mettere in discussione le valutazioni discrezionali di merito, già proposte dall’organo delegato: altrimenti esorbita dai limiti consentiti, per annullare un’autorizzazione paesistica. Giudizi che faranno storcere sicuramente il naso alle associazioni ambientaliste, che da anni difendono strenuamente il paesaggio della Valtenesi, zona che, più di ogni altra nella riviera del Garda, continua a subire un’aggressione cementizia senza eguali nel Nord Italia. Lo andiamo ripetendo da tempo. L’ambiente del lago non si difende a colpi di sentenze del Tar, ma con un’autentica presa di coscienza delle Amministrazioni locali, che regolano i propri piani urbanistici, senza la quale ben difficilmente potremo assistere ad un’inversione di tendenza. Gli sconsiderati piani regolatori degli ultimi decenni, che hanno aumentato per esempio il volume delle aree destinate agli insediamenti artigianali e all’edilizia residenziale (seconde case, residence, ecc.) lasceranno il segno ancora per chissà quanto tempo sul territorio gardesano. E sarà ben difficile, dunque, per chi ha acquistato terreni o ottenuto licenze di costruzione, vedersi cancellati i propri diritti. I tre casi pressocchè analoghi accaduti in Valtenesi ne sono una limpida testimonianza. Cominciamo dall’Amministrazione comunale di Polpenazze. Il suo piano regolatore consente di costruire edifici con destinazione residenziale ed esercizi commerciali nella vasta area di proprietà di un imprenditore, Mauro Morello, il quale ottiene tutte le autorizzazioni del caso, incluse quindi quelle paesaggistiche, emanate dagli esperti ambientalisti dell’Amministrazione comunale, che appaiono tra l’altro particolarmente rigide, per realizzare due ville. A questo punto però interviene la Soprintendenza per i Beni Architettonici di Brescia, che annulla il provvedimento di autorizzazione paesistica. Il privato, assistito dall’avv. Alberto Luppi, ricorre al Tar che, nei giorni scorsi, accoglie il ricorso (non si tratta quindi di sentenza definitiva), spiegando come «la relazione di compatibilità ambientale appare completa, in quanto individua sia gli elementi di vulnerabilità (vista panoramica dell’intero versante verso il lago, presenza delle colline, ecc.), sia gli elementi progettuali». Analoghe vicende anche a Soiano, dove una privata cittadina ed un società si sono viste accogliere dal Tar, stavolta con sentenza conclusiva, le proprie ragioni contro i rispettivi dinieghi espressi dall’ufficio della Soprintendenza di via Gezio Calini a Brescia. Si tratta di due permessi di ristrutturazione di sottotetti in via San Carlo, ottenuti da Caterina Cesareni e dalla società Delta Project (difesi dall’avv. Luppi) dal Comune di Soiano, sui quali, però, la Soprintendenza aveva opposto decreto di annullamento rilevando in entrambi i casi «una carenza di istruttoria per la mancata valutazione da parte del Comune degli elementi di vulnerabilità e rischio per la tutela del paesaggio vincolato, la mancata valutazione delle conseguenze derivanti dalla realizzazione di numerose balconate, tali da alterare pesantemente l’aspetto esterno all’edificio». I giudici amministrativi non sono stati però dello stesso avviso ed hanno condannato l’organo statale (assistito dall’Avvocatura dello Stato) al pagamento delle spese, oltre agli oneri di legge.
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