Poco ma sicuro: non ce n’è mica tante a San Martino di aziende che producono sottomarini. Anzi, questa è proprio l’unica in Italia a produrre, scheda tecnica alla mano, un «veicolo subacqueo autonomo a pressione ambiente».È un gioiellino tecnologico che proprio in queste settimane viene lanciato sul mercato dall’Aerotecnica Coltri, una ditta che è già da molti anni leader mondiale nel campo dei compressori e delle attrezzature per l’immersione subacquea: erogatori, bombole, profondimetri e quant’altro.Il mercato dei mini-sottomarini è una sfida del tutto nuova, in cui nessuna azienda italiana si era mai cimentata prima d’ora. E proprio il mercato darà i suoi verdetti. Ma intanto il mini-sottomarino, bisogna dirlo, è uno spettacolo.SI CHIAMA «ULYSSE» e può portare tre persone: il pilota più due passeggeri, che a bordo respirano aria alla stessa pressione dell’ambiente esterno, perchè il veicolo è costruito sul concetto della campana subacquea. L’ingresso e l’uscita si effettuano nuotando sotto la coda: si passa per una botola e ci si accomoda all’interno. Nell’abitacolo l’aria non manca, essendo prevista una notevole riserva, pari a 30mila litri di miscela respirabile (anche nitrox), l’equivalente di nove bombole. Non bastasse, restano tre autorespiratori di emergenza e un impianto elettrico con 8 ore di autonomia. Elettrici anche i motori, computerizzati l’assetto e la gestione delle riserve d’aria.DIECI OBLÒ offrono una visione completa dell’ambiente sommerso. Ma a bordo sono montate anche telecamere e, volendo, si può personalizzare l’impianto video con computer muniti di appositi software. Il vantaggio, rispetto alla normale immersione con le bombole, è anche questo: si sta all’asciutto, portando anche a profondità considerevoli strumentazioni di ogni tipo, senza bisogno di scafandrarle.Un modo nuovo di andare sott’acqua, senza dover necessariamente saper gestire le valvole di un gav o consultare una tabella di decompressione, e senza dover stare stare in ammollo tutto il tempo.«Ma più che a un uso ricreativo — spiega l’ingegner Antonio Persico, tra i coordinatori del progetto insieme a Claudio Coltri e Giuseppe Lo Monaco — proponiamo l’“Ulysse” per scopi scientifici: a istituti di ricerca nel campo della biologia marina, agli enti gestori dei parchi marini. Un esemplare è già in funzione in Sicilia nell’area marina protetta delle Isole Ciclopi. Il prezzo? Per un “modello base” si va dai ventimila euro più Iva in su».
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