Niente scavi alla ricerca delle parti mancanti dell’aratro più antico del mondo. Mancano infatti i fondi. Il progetto riguarda il Lavagnone, un laghetto inframorenico situato nell’immediato entroterra del lago di Garda fra Desenzano e Lonato. L’area presenta caratteristiche eccezionali dal punto di vista archeologico perché fu abitata a partire dall’età del bronzo antico cioè quattromila anni fa. A rendere speciale questo sito è il fatto che la zona venne ininterrottamente abitata per oltre un millennio. Dunque il sottosuolo cela i resti delle abitazioni costruite su palafitte utilizzando legno di quercia ma anche gli utensili di uso quotidiano. I primi reperti vennero rinvenuti ancora nel 1880 in concomitanza con i lavori di estrazione della torba. Il sito palafitticolo è stato poi oggetto di scavi negli anni Settanta. Nell’estate del 1978 venne alla luce un aratro. Il manufatto in legno di quercia della lunghezza di oltre due metri appartiene all’età del bronzo antico. Venne rinvenuto intero addirittura con alcune parti del vomere di ricambio perché gli ingegnosi gardesani che coltivavano quattro millenni fa la terra avevano realizzato sull’aratro un sistema di incastro che consentiva l’intercambiabilità della parte che, solcando la terra, era soggetta a consumarsi. Nelle vicinanze furono rinvenute altre parti di ricambio, le stegole utilizzata per impugnare e dirigere l’aratro. Il sottosuolo restituì nella zona anche una parte di giogo ed altri utensili in legno decisamente numerosi che costituiscono un’altra rarità del sito. Le ricerche al Lavagnone sono state riprese dal 1989 e sono affiancate da studi ed accertamenti. In particolare i più moderni metodi di datazione hanno stabilito che l’aratro risale al 2050 a.C. ed è quindi il più antico conservato al mondo mentre i pali della palafitta del settore più antico, secondo il metodo della curva dendocronologica sono stati datati all’incirca all’epoca compresa fra il 2028 e il 2010 a.C. Ecco perché i responsabili del museo hanno ritenuto di continuare le campagne di scavo che erano riprese nel 1989. Fra i progetti in corso assume particolare rilievo quello teso a continuare gli scavi nel settore del bronzo più antico dove vennero alla luce proprio l’aratro ed il giogo. «A giudicare da quanto è stato recuperato è ragionevole supporre che nel sottosuolo siano rimaste ancora alcune parti mancanti – spiega la dottoressa Claudia Mangani che collabora al progetto di ricerca -. Gli scavi sono stati effettuati nel corso degli anni in vari settori compatibilmente con i fondi disponibili. Purtroppo – conclude – quest’estate le operazioni non verranno effettuate per mancanza di finanziamenti. Speriamo di riparlarne l’anno prossimo».
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Niente scavi alla ricerca delle parti mancanti dell’aratro più antico del mondo. Mancano infatti i fondi. Il progetto riguarda il Lavagnone, un laghetto inframorenico situato nell’immediato entroterra del lago di Garda fra Desenzano e Lonato
Il più antico aratro del mondo attende ii suoi acessori
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