Ai tempi della Repubblica sociale, Gardone Riviera era zona franca, in base alla convenzione internazionale di Ginevra. Il Grand Hotel, trasformato in ospedale (al pari del Fasano, del Savoy, del Bellevue, della pensione Hohi, dell’albergo Spiaggia d’Oro, di Villa Maria Elisabetta e Villa Paolina) sotto la direziono del medico colonnello Hunnermann, disponeva di reparti di medicina, chinirgia, oculistica (subì un intervento agli occhi anche il figlio del Duce, Romano), radiologia una divisione per la cura della malaria. Ospitava i militari al fronte, senza distinzione di parte, e civili che non potevano trovare posto nell’ospedale di Salò, in gravi difficoltà per l’eccezionale sovraffollamento. Spesso i feriti di guerra giungevano a bordo del piroscafo Italia, trasformato in nave-ospedale, coi contrassegni della Croce rossa. Molti assicurano che sotto il terrapieno del parcheggio, a fianco della 45 bis, fossero state allestite le sale chirurgiche di riserva, dotate di generatori autonomi, da utilizzare in caso di emergenza. Un sondaggio effettuato dal comune nei giorni scorsi non ha dato alcun risultato.
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Prima Ospedale poi albergo
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