venerdì, Maggio 3, 2024
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I ritrovamenti a Maina Superiore. Scoperte una quindicina di vasche perfettamente conservate

La cartiera «sfoglia» il suo ricco passato

Una quindicina di vasche perfettamente conservate, ricavate nella grotta usando gli scalpelli, sono venute alla luce durante gli scavi nella valle delle cartiere, in località Maina Superiore, a Toscolano Maderno. In passato servivano a contenere gli stracci che, trasformati in poltiglia, erano utilizzati nella lavorazione della carta. Altro che cellulosa! C’è segnato l’anno di costruzione: 1858. Ecco poi le canalizzazioni che portavano l’acqua, ed altre opere. Le scoperte sono state presentate ieri pomeriggio, in una conferenza stampa tenuta dal sindaco Paolo Elena, da Gian Pietro Brogiolo e Lisa Cervigni dell’Università di Padova, da Marco Fasser della Soprintendenza. Presenti anche i lavoratori anziani, guidati da Giorgio Bombardieri. In passato gli scavi erano stati effettuati in località Gatto, adesso si è saliti un po’ più a monte. La campagna, terminata ieri, dovrebbe riprendere a breve, in base alle disponibilità finanziarie del comune e agli impegni dei partecipanti. Nonostante la friabilità del terreno lungo i versanti, che ha sempre provocato frane, nei secoli scorsi in valle si è sviluppata una frenetica attività, legata alla forza idrica del fiume, che oltrepassava le Camerate e raggiungeva le Garde. La forza dell’acqua era indispensabile per muovere i magli. Gli uomini ricurvi, con la gerla a spalle, colma di cenci e stracci, fornivano la materia prima. Il cotone e il lino venivano divisi, ammucchiati e lasciati fermentare per due o tre mesi nel marcitoio, poi triturati dentro le pile a pestelli, in seguito sostituite dalla macchine olandesi, dove si abbattevano piccoli magli di legno chiodati o appuntiti. Il tessuto distrutto formava una pasta sfilacciata, ridotta successivamente in pesto, versato in grossi tini. L’operaio affondava nella pasta un setaccio rettangolare, dalla cui altezza dipendeva lo spessore della carta. Sollevata la forma, con movimento rotatorio si distribuiva la pasta in giusta proporzione, eliminando l’acqua in più. La lavorazione continuava fino a ottenere un certo numero di fogli, schiacciati poi da un torchio a vite, e appesi su funicelle nello stenditoio per essere asciugati all’aria. «Per riportare alla luce le vasche, sepolte sotto terra – aggiunge il sindaco -, abbiamo usato una ruspetta». «I risultati sono stati più interessanti del previsto – assicura il professor Brogiolo -. Lo stato di conservazione è straordinario. Adesso bisognerà ripristinare il luogo, in modo che in futuro il visitatore abbia la possibilità di effettuare un percorso didattico». Intanto a Maina Inferiore la Edil Atellana sta recuperando la vecchia cartiera, l’ultima dismessa, nel 1962. Verrà rimessa in sesto grazie a un contributo di sei milioni e 124 mila euro della Regione Lombardia. L’obiettivo: realizzare un centro di eccellenza e un incubatore di nuove imprese.

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