venerdì, Aprile 19, 2024
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Beppe Pighi, tra i primi esploratori della sequenza vertiginosa di «salti», è indignato. Come Marco Elthai, guida alpina attiva nella zona Vajo dell’Orsadeturpatodai vandali

La cattedrale è sfregiata

La cattedrale è sfregiata. Scritte, simboli e graffiti, su alcuni dei «salti» del Vajo dell’Orsa, lunga incisione glaciale che dal versante orientale del Baldo scende verso la Valdadige. «È come entrare in San Pietro, a Roma e vedere il Mosè di Michelangelo deturpato»: Beppe Pighi, alpinista e un po’ scopritore e «papà» di quello che ormai è un classico del «canyoning» nazionale, è arrabbiato. Molto: «Vandali e tutto sommato imbecilli». È un uomo mite ma di quella «scultura divina» è innamorato. E come tale reagisce all’insulto.Le scritte vanno dal classico cuore con iniziali, alla croce celtica alle «scemenze più ordinarie» che si leggono ovunque sui muri delle città. «Ma quelle pareti non sono pietre qualunque», prosegue Pighi. Lungo il vajo il ghiacciaio, in epoca remota, ha scavato la traccia, modellata e lisciata dall’acqua nei millenni a seguire. L’«Orsa», come la chiamano gli appassionati di torrentismo, è un miracolo di marmitte, scivoli, «toboga» naturali, cenge scolpite dallo scorrere del torrente sul fondo; un ecosistema delicato che include anfibi e pesci. «Si scende con “tiri” di corda lungo i salti, cercando di non disturbare, di non lasciare la minima traccia del passaggio». Le uniche orme visibili dell’uomo sono gli ancoraggi, fissati nei punti cruciali per evitare il proliferare di chiodi e garantire la sicurezza lungo un percorso che può essere un’esperienza indimenticabile o una trappola mortale. «Ne ho viste di tutti i colori, laggiù», interviene Marco Elthai, responsabile di «X-Mountain – guide alpine» per il canyonig. Il Vajo dell’Orsa è infatti un percorso tra i più amati dagli appassionati del genere, un misto di alpinismo e speleologia. Forse troppo apprezzato.«Tanti gruppi spontanei, che scendono senza sicurezza e, a quanto pare, anche senza rispetto», conferma il professionista della montagna. Un insulto, quello alla «cattedrale» naturale del Baldo, che gli pesa di più, negli stessi giorni in cui Stefano Zavka, suo collega e collaboratore, è ormai una delle decine di vittime del K2. Pighi è severo: «Le guide alpine hanno la professionalità e la capacità di garantire la sicurezza, il rispetto dell’ambiente. Ma il guaio sono i gruppi commerciali, spesso legati a realtà turistiche del vicino Garda, che portano giù famiglie intere come sacchi di patate, gente che spesso non ha mai indossato un’imbragatura. O presunti alpinisti esperti che si improvvisano capo gita per gli amici…. ormai scendono in tanti. Se succede qualcosa, poi, sarà qualcun altro a dover rischiare». Soccorso alpino, guide, volontari di protezione civile: è già successo e «può succedere ogni volta».Quest’anno la relativa carenza di acqua nelle forre e nei laghetti ai piedi dei «salti» rende relativamente facile la discesa. «Qualcuno può pensare che “l’Orsa” sia un parco divertimenti come quelli della vicina riviera. Gridano, schiamazzano, si buttano nelle pozze senza sapere quale ne sia la reale profondità, rischiando la vita propria e ipotecando anche quella di altri. E adesso ci scrivono pure le loro c….», si indignano Elthai e Pighi.Quella cattedrale chiede rispetto, ogni canyon ha un nome: «La valle delle Pissotte», «l’Orsa», il« Fossile», «del bosco», «della forra di brentino». «È giusto andare laggiù, è un’esperienza indimenticabile», ammette Pighi. «Ma c’è differenza tra l’”assalto” e la discesa ragionata, di chi sa apprezzare e rispettare; quella costruzione di Madre Natura non è il luogo per il brivido di una domenica diversa». Brivido che, aggiunge Elthai, «può essere fatale se oltrepassa il limite della sicurezza».

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