lunedì, Aprile 29, 2024
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Assemblea a metà ottobre, le possibili soluzioni della crisi

La Comunità del Garda alla ricerca di un futuro

Cinquant’anni fa veniva costituita la Comunità del Garda. Nasceva come associazione volontaria di Province e di Comuni; le Regioni non esistevano all’epoca. E tale è rimasta per mezzo secolo. All’origine il bisogno di un tavolo per discutere problemi e temi legati alla vita del comprensorio: dalla tutela delle acque al turismo. Non sono mancati anche progetti e realizzazioni di natura culturale, fra cui il censimento del patrimonio artistico. Ma tutto non è mai riuscito a tradursi in leggi e in vincoli. Proprio a causa della stessa natura giuridica dell’ente, rimasto appunto a livello volontaristico. Dopo mezzo secolo i soci, vale a dire i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche, s’interrogano sul futuro della Comunità. «È necessaria una svolta. Le ipotesi sono tre: il nuovo stato giuridico con decreto legge governativo, il mantenimento di stallo volontaristico attuale, la fine dell’ente». Affinché si possa realizzare la prima ipotesi sarebbero necessari la volontà e l’impegno degli stessi soci (presidenti provinciali e sindaci) ad ottenere deleghe dalle tre Regioni e dalle quattro Province per alcuni settori (ad esempio la pianificazione territoriale) e poi, in base a tale deleghe, il riconoscimento governativo. La seconda ipotesi favorirebbe la graduale morte della Comunità per asfissia, venendo gradualmente a mancare il consenso dei soci, come si sta verificando da qualche tempo. La terza ipotesi è di per sé chiara: la fine dell’istituzione. Il tema sarà posto all’Assemblea prevista per metà ottobre. I soci saranno infatti chiamati a dibattere il futuro, in vista del rinnovo degli organi statutari – presidente, consiglio, eccetera – che dovrà avvenire entro la fine del 2005. L’obiettivo, per così dire, alto, non si prospetta facile. Province e Regioni sembrano scarsamente disponibili a cedere deleghe in materia legislativa, indispensabile passo per ottenere il riconoscimento governativo e quindi la trasformazione della Comunità in Authority. Eppure, la necessità del comprensorio gardesano di avere una sua forma di governo, appare sempre più indispensabile proprio perché diviso amministrativamente in quattro Province e in tre Regioni.

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