Nomi come quelli di Lorina, Carone, passo Tremalzo, monte Caplone possono al più stimolare l’attenzione di un conoscitore dell’entroterra gardesano o di appassionati di montagna. Eppure questi posti, ormai un secolo fa, furono segnati dalla massiccia presenza di soldati, bombardamenti e dalla paura e disperazione che ogni guerra porta con sé. È un altro capitolo di storia bresciana quello che troviamo nel libro «La grande guerra sul fronte tra il Garda e Ledro» di Domenico Fava. Presentato ieri mattina a palazzo Martinengo dal sindaco di Tremosine, Diego Ardigò, ha visto la partecipazione, oltre che dell’autore, del presidente della provincia Alberto Cavalli, di Mauro Grazioli de’ «Il Sommolago» e del figlio del sottotenente Giuseppe Cipelli, protagonista e fonte di molte pagine del libro. Il territorio bresciano è stato protagonista in molte zone della Grande guerra e ancora oggi sono numerose le testimonianze di edifici e strade militari tra le nostre montagne. Fava si è occupato in particolare della zona dell’alto Garda, ambiente di frontiera tra il territorio italiano e quello austriaco. L’altopiano di Tremosine, insieme ai paesi di Limone e di Molina di Ledro fu, in quel periodo, teatro di scontri e battaglie che seppur di non grande entità segnarono profondamente paesaggi e popolazioni locali. Un fronte «minore», se così si può dire, del quale il sottotenente piacentino Giuseppe Cipelli ha lasciato innumerevoli e interessantissime testimonianze, grazie alle sue lettere ai familiari, e soprattutto alla sua passione per la fotografia. E proprio da alcune immagini che Cipelli ci ha lasciato, e che qualche anno fa furono utilizzate in una mostra a Bezzecca, è nata l’idea di questo libro, scritto da Domenico Fava, che da ormai trent’anni si interessa delle vicende della prima guerra mondiale nel Bresciano. Immagini capaci di riproporre i momenti di tranquillità e divertimento dei soldati, ai quali era affidata la difesa di un confine spopolato dalla parte trentina (la valle di Ledro era stata evacuata) ma ancora in parte abitato tra Limone e Tremosine da coltivatori di olivi e limoni, costretti ad assistere alla distruzione delle proprie case e delle campagne. «Solo tra gli italiani si contarono circa 800 morti – spiega Fava – molti dei quali non per azioni di guerra ma per malattie, incendi, valanghe. Su Tremosine resta ancora molto da scrivere, molta ancora è la documentazione d’archivio da studiare». Un paesaggio variegato che, grazie all’epistolario di guerra, l’autore è riuscito con efficacia a ricostruire, senza tuttavia perdersi in un eccessivo personalismo ma con sempre presente la realtà storica, in cui le vicende minori si trovarono inserite. Un ricordo per tutti quelli che per tre anni su quel fronte combatterono e morirono, un sacrificio che permise di unificare due popoli che parlavano la stessa lingua ma indossarono due divise diverse.
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Il volume di Fava recupera un altro capitolo di storia del Bresciano. Il reportage fotografico realizzato dal sottotenente Giuseppe Cipelli racconta un’epoca