mercoledì, Giugno 7, 2023
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La «piera» di Valsegrida nasconde un tesoro

Da stupire. Il ciot­tolone qua­ter­nario, scivola­to in epoche remote dal­l’Adamel­lo, noto come «piera de Valseg­ri­da», ha una sto­ria sug­ges­ti­va alle spalle. Il mas­so è pro­tag­o­nista di una bel­lis­si­ma leggen­da che par­la addirit­tura di un tesoro. Valseg­ri­da, o «valle-dove-si gri­da», è così chia­ma­ta per­chè resa famosa dal­l’e­co. La local­ità si rag­giunge sul­la stra­da Valeg­gio-Solferi­no, appe­na pas­sato il Ponte Vis­con­teo, imboc­can­do l’Er­ta Cav­al­lara, oppure la Stra­da del Monte. La “piera” (si trat­ta di un mas­so errati­co di pro­porzioni gigan­tesche) misura cinque metri di lunghez­za, due e mez­zo di larghez­za ed è alta un metro e mez­zo. Un tem­po, nar­ra la leggen­da, por­ta­va scrit­to in carat­teri lap­i­dari «Se mi volterai — il tesoro tro­verai». Un con­tadi­no incu­rios­i­to fece ogni sfor­zo con leve e pun­tel­li per rib­al­tar­la e, alla fine, ci riuscì, ma l’al­tra fac­cia lo sbef­feg­giò con ques­ta sec­on­da scrit­ta: «Bene faces­ti — Le coste mi dol­e­vano!». Pure qui in Valseg­ri­da tro­vi­amo un’al­tra leggen­da lega­ta al mega­l­i­to. Nar­ra la sto­ria che la «piera de Valseg­ri­da», bal­lon­zolan­do, va tutte le not­ti a dis­se­tar­si al vici­no fiume. La leggen­da venne rin­verdi­ta quan­do i man­to­vani scav­arono il Canal Vir­gilio con «pico, badil e scar­i­olan­ti»; allo­ra venne get­ta­ta sul canale una passerel­la in cal­ces­truz­zo per unire due strade campestri. Ma la gente del luo­go pen­sò subito che il pon­ti­cel­lo fos­se sta­to costru­ito per dar modo alla «piera» d’an­dare a bere l’ac­qua del Min­cio. Valseg­ri­da, meta degli antichi amori valeg­giani, viene cel­e­bra­ta nei «Can­ti di Cele» da Umber­to Zerbinati: «O Valseg­ri­da, pic­ci­na e roton­da — di là del fiume tra due col­li ombrosi!… Novan­ta aurore in quel­la val sec­re­ta! — novan­ta sog­ni bel­li io sognerei, — tu la mia fata e questo il tuo poeta, mil­len­o­van­ta baci ti darei…». La lir­i­ca si tro­va nel vol­umet­to «Dietro il filare» pub­bli­ca­to a Verona nel 1906 (è a pag­i­na 33). Valseg­ri­da ci nar­ra anche una dolente sto­ria di munizioni e di por­cilaie; eppure la valle del gri­do andrebbe mag­gior­mente pro­tet­ta. Pen­sate, qui fior­isce la gines­tra, il fiore del Vesuv io che Gia­co­mo Leop­ar­di, il grande poeta, can­tò in un suo carme.

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