sabato, Febbraio 15, 2025
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La leggenda racconta che un contadino la rivoltò per trovare soldi e oro ma restò con un palmo di naso. Un’altra storia legata al masso erratico dice che ogni notte scende al Mincio per bere

La «piera» di Valsegrida nasconde un tesoro

Da stupire. Il ciottolone quaternario, scivolato in epoche remote dall’Adamello, noto come «piera de Valsegrida», ha una storia suggestiva alle spalle. Il masso è protagonista di una bellissima leggenda che parla addirittura di un tesoro. Valsegrida, o «valle-dove-si grida», è così chiamata perchè resa famosa dall’eco. La località si raggiunge sulla strada Valeggio-Solferino, appena passato il Ponte Visconteo, imboccando l’Erta Cavallara, oppure la Strada del Monte. La “piera” (si tratta di un masso erratico di proporzioni gigantesche) misura cinque metri di lunghezza, due e mezzo di larghezza ed è alta un metro e mezzo. Un tempo, narra la leggenda, portava scritto in caratteri lapidari «Se mi volterai – il tesoro troverai». Un contadino incuriosito fece ogni sforzo con leve e puntelli per ribaltarla e, alla fine, ci riuscì, ma l’altra faccia lo sbeffeggiò con questa seconda scritta: «Bene facesti – Le coste mi dolevano!». Pure qui in Valsegrida troviamo un’altra leggenda legata al megalito. Narra la storia che la «piera de Valsegrida», ballonzolando, va tutte le notti a dissetarsi al vicino fiume. La leggenda venne rinverdita quando i mantovani scavarono il Canal Virgilio con «pico, badil e scariolanti»; allora venne gettata sul canale una passerella in calcestruzzo per unire due strade campestri. Ma la gente del luogo pensò subito che il ponticello fosse stato costruito per dar modo alla «piera» d’andare a bere l’acqua del Mincio. Valsegrida, meta degli antichi amori valeggiani, viene celebrata nei «Canti di Cele» da Umberto Zerbinati: «O Valsegrida, piccina e rotonda – di là del fiume tra due colli ombrosi!… Novanta aurore in quella val secreta! – novanta sogni belli io sognerei, – tu la mia fata e questo il tuo poeta, millenovanta baci ti darei…». La lirica si trova nel volumetto «Dietro il filare» pubblicato a Verona nel 1906 (è a pagina 33). Valsegrida ci narra anche una dolente storia di munizioni e di porcilaie; eppure la valle del grido andrebbe maggiormente protetta. Pensate, qui fiorisce la ginestra, il fiore del Vesuv io che Giacomo Leopardi, il grande poeta, cantò in un suo carme.

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