Pubblico delle grandi occasioni, ieri sul lungolago, per la riapertura dell’incubatoio ittico della Provincia. Oltre ai promotori del recupero dell’impianto, vale a dire l’assessore provinciale al Servizio faunistico ambientale Camillo Pilati, il presidente della quarta commissione, Giacinto Albanese, e l’ittiologo della Provincia, Ivano Confortini, erano presenti numerosi esponenti del mondo politico e associativo: dai sindaci di Garda (Davide Bendinelli) e Bardolino (Armando Ferrari) al presidente dell’Associazione pescatori dilettanti, Antonio Casotti. Dopo la benedizione dell’edificio da parte di don Carlo, è seguito il taglio del nastro e la visita alle vasche di allevamento. L’assessore Pilati ha sottolineato la polifunzionalità del centro: «Attività di ricerca da un lato e riproduttività per garantire la pesca dall’altro, ma anche base logistica per gli agenti preposti alla vigilanza e sede didattica per le scolaresche: ecco le principali funzioni dell’impianto». Il presidente della quarta commissione, Giacinto Albanese, ha invece sottolineato i tempi di attuazione del progetto: «Se consideriamo che tre anni e mezzo fa l’edificio era in condizioni di semi-abbandono, non si può che guardare con soddisfazione all’operato dell’amministrazione. Una soddisfazione che diventa orgoglio nel momento in cui si considera che tutti i principali obiettivi dell’assessorato (dal Piano rifiuti a quello delle attività di cava) sono stati centrati entro la fine del mandato». Antonio Casotti, nella duplice veste di assessore e di presidente dei pescatori, ha ricordato uno degli ideatori del progetto, Enzo Oppi, auspicando che a lui possa essere dedicato l’incubatoio. Ivano Confortini, ittiologo della Provincia, ha poi illustrato le caratteristiche produttive dell’icubatoio: «Per le sue dimensioni, non potrà fornire una produzione paragonabile a Peschiera e Desenzano, ma sarà un centro sperimentale per le specie autoctone, come il carpione, il coregone, la trota lacustre, il luccio. Un punto di riferimento per la ricerca ittica e, non ultimo, per lo studio dell’ambiente lacustre. Questo non vorrà dire però scarsa produttività. L’incubatoio potrà allevare fino a 1 milione di avannotti di trota, 30mila di coregone, 16mila di lucci. Speriamo che il Garda si conservi in buona salute per accogliere tutti i pesci che riusciremo a produrre». Infine Andrea Penzo, collaboratore dell’ing. Zanetti, progettista della ristrutturazione, ha presentato le diverse fasi del recupero dell’immobile.
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Salvare i carpioni primo obiettivo per l’incubatoio