venerdì, Marzo 29, 2024
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Il santuario dei Carmelitani fu eretto nel 1452. Dopo un lungo abbandono, nel dopoguerra tornarono i frati e lo restaurarono. Domani padre Sicari parlerà ai giovani. Da dicembre un concorso tematico per le scuole in Valtenesi

Le celebrazioni della Madonna del Carmine

Proseguono, nel santuario di San Felice del Benaco, le celebrazioni in vista del 40° della proclamazione della Madonna del Carmine «regina e patrona della Valtenesi». Dopo la cerimonia di fine ottobre, che ha visto la presenza del vescovo di Verona Flavio Roberto Carraro (San Felice è il paese più a nord della riviera occidentale gardesana che appartiene a quella diocesi), del prefetto Francesco Paolo Tronca e dei sindaci della zona, domani padre A. Sicari parlerà ai giovani. In dicembre e a gennaio 2007 si svolgerà il concorso tematico nelle scuole. In febbraio e marzo sono previsti gli esercizi spirituali. Mercoledì 25 aprile si terrà la Giornata della famiglia, con vari relatori. Il 13 maggio concelebrazione presieduta dal cardinale A. Nicora. In giugno il concerto del «Gen Rosso» (giovedì 21) e la serata di teatro. In luglio la conclusione dei festeggiamenti.All’inizio il santuario, eretto nel 1452, portava il nome di «Santa Maria delle Grazie», poi venne dedicato alla «Madonna del Carmine», per la presenza dei Carmelitani scalzi. A livello popolare, la chiamavano «Maria delle Cisterne», trattandosi di un luogo ricco di sorgenti. I tanti ex voto e gli affreschi del Quattrocento fanno pensare che il motivo della costruzione siano state le guerre di invasione, le lotte di fazione e il predominio tra signorotti, con peste e carestie. Questo spiegherebbe la presenza delle figure rappresentate sulle pareti: Sebastiano, Rocco, Antonio abate, Fermo, Biagio, Lucia, ecc., tutti santi invocati contro le malattie. Oltre a una «Madonna in trono che allatta un bambino», invocata dalle gestanti. Accanto alla chiesa, il convento. I Gonzaga di Mantova (il principe Ludovico II e il figlio Francesco, cardinale a soli 17 anni) furono i maggiori mecenati.Nella seconda metà del 18° secolo i soldati della Repubblica Veneta, in grave crisi finanziaria, asportarono arredi, vasi, argenterie e suppellettili. La supplica rivolta al Serenissimo Senato per riottenere il maltolto restò senza risposta. Col passare degli anni il monastero venne (in parte) distrutto e, nei periodi bellici, adibito a caserma e stalle per i cavalli. La chiesa fu trasformata in ospedale per i feriti, le pareti ripetutamente tinteggiate di calce e latte per disinfezione. Nel giugno 1866 arrivarono i volontari garibaldini provenienti dall’Italia meridionale, poi impegnati nelle battaglie di Monte Suello (3 luglio) e Bezzecca (il 21).Nell’agosto 1946 iniziarono i primi lavori di restauro, promossi dal parroco don Gaetano Turella. Nel ’52 tornarono i frati. Trovarono una chiesa buia e disadorna, banchi vecchi e dondolanti, il pavimento dissestato, di mattoni rossi, porosi. A passarci la scopa, veniva fuori un polverone d’inferno. Le pareti lasciavano trasparire tracce di affreschi e si capiva che, grattando un po’, si sarebbero trovati, sotto la calce, personaggi, volti di santi e colori. Nel ’54 si mise mano al consolidamento dell’edificio. Nel 1957 si cominciò a sbancare il terreno per creare l’attuale piazzale. Negli anni Sessanta furono restaurati gli affreschi interni, che risalivano al 1400, togliendo la calce e facendo rinvenire figure e colori. I pellegrinaggi al santuario si effettuano soprattutto d’estate, organizzati da tutte le parrocchie del basso Garda. La sera dell’ultimo sabato di luglio si svolge la solenne processione. La statua della Madonna viene portata a spalle per più di un chilometro, fino alla chiesa parrocchiale di San Felice. Il giorno successivo, domenica, il corteo percorre il cammino inverso, e la statua ritorna a casa.

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