domenica, Dicembre 8, 2024
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Stasera a Palazzo Todeschini si svolge la presentazione della raccolta di versi Persone e paesaggi, voci e silenzi: un modo per leggere e comprendere l’esistenza

Le poesie di Rigoni e il suo dialetto raccontano Desenzano che cambia

Alberto Rigoni presenterà oggi alle ore 17, nella sala Péler di Palazzo Todeschini a Desenzano, la sua seconda personale raccolta di poesie in dialetto bresciano: «Müsica Én Parole». Rigù, come preferisce essere chiamato dagli amici, è nato a Desenzano nel 1936 e dopo aver trascorso l’infanzia sulle rive del Benàco, si è trasferito a Urbino completando gli studi nel Collegio dei padri Scolopi. La sua attività lavorativa, svolta prima come bancario e ora come consulente finanziario, l’ha tenuto lontano dal paese d’origine fino alla metà degli anni ’70 quando vi ha fatto ritorno insieme alla moglie e ai figli. La passione per il dialetto delle tradizioni nasce dalla capacità che esso offre «di comunicare con breve concretezza anche i sentimenti, quelli che nel bresciano sono “duri” a venir fuori». Amici e parenti, sedotti dalla facilità con la quale l’autore è in grado di comporre questi pensierini – come lui stesso li definisce – in occasione di feste, avvenimenti e ricorrenze particolari, l’avevano convinto a pubblicare nel 1999 la prima raccolta «Culùr e Pensér». Le due edizioni che ne sono state fatte – per un totale di 1500 copie – hanno riscosso notevole successo, anche di critica, e per volontà dell’autore sono state utilizzate per promuovere la raccolta di fondi da devolvere in beneficenza, o per sostenere iniziative di solidarietà, e lo stesso avverrà con quest’ultima pubblicazione. In «Culùr e Pensér» Rigoni aveva ritratto un tempo perduto, colori e odori svaniti nel «solér del temp» e li aveva disegnati con il dialetto desenzanese, distinguendo in un triplice percorso tre luoghi di vita passata: la «Caedàgna», la strada a margine dei campi, luogo di passaggio tra vita rurale e il paese; «l’Osteria», punto d’incontro e di comunicazione per eccellenza, spazio per concludere affari, per stemperare, con un calice di bianco, la dura scorza dietro la quale i bresciani nascondono i propri sentimenti; infine la «Ciésa», quella delle prediche del prevosto e di una cultura spesso invasiva, nella sua pretesa di scandire rigidamente i momenti dell’esistenza. A questo mondo prettamente visivo le poesie di oggi offrono un coronamento sonoro, una sorta di musica d’accompagnamento intervallata da silenzi sempre meno percettibili nella rumorosa caoticità della città attuale. I suoni divengono pretesto per raccontare di perdute attività umane, e le melodie rievocate da Rigoni tratteggiano esseri umani ancora capaci di vivere in armonia con la natura. Nella poesia «Laàndéra», ad esempio, ai sordi schianti dei panni battuti sull’asse dalle lavandaie inginocchiate sulle rive del Garda risponde il maestoso silenzio del lago: «?Lensöi turzicc / camise stricade, po’ de mendà / sbaticc töcc / con ‘den ciòc dür / söl legn de l’as; / e zó ‘n ciòc, / e zó n’alter ciòc / amó, söl dür de l’as. E ‘l lac èl tas». Mario Arduino, nella presentazione del libro, ringrazia l’autore per averlo condotto con la sua opera «nell’incantata dimensione che consente di udire, e di apprezzare, anche i “süsür del niènt». Questi sussurri che accompagnano il leggero vento del tempo che incalza diventano, per il poeta, l’unico possibile strumento per riuscire a leggere e capire l’esistenza. Rigoni invita per questo ad ascoltare e vedere il dialogo dei muri dei nostri paesi con il sole, a cogliere, facendo silenzio in noi stessi, la forza di sentimenti che un tempo faticavano ad essere palesati verbalmente, ma proprio per questo mantenevano intatta la loro potenza comunicativa. Emblematica a tal proposito la poesia «Sensa parlà», nella quale è distillata l’essenza di una storia d’amore costruita sulla complicità e sulla tacita e reciproca comprensione dei due coniugi. Alberto Rigoni invita tutti i suoi lettori a fermarlo anche lungo la strada per chiedergli notizie e spiegazioni, affinché la poesia e il dialetto diventino gli strumenti per relazioni positive, per una comunicazione vera all’interno di percorsi umani in perpetuo divenire.

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