mercoledì, Giugno 7, 2023
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Le poesie di Rigoni e il suo dialetto raccontano Desenzano che cambia

Alber­to Rigo­ni pre­sen­terà oggi alle ore 17, nel­la sala Péler di Palaz­zo Tode­s­chi­ni a Desen­zano, la sua sec­on­da per­son­ale rac­col­ta di poe­sie in dialet­to bres­ciano: «Müsi­ca Én Parole». Rigù, come preferisce essere chiam­a­to dagli ami­ci, è nato a Desen­zano nel 1936 e dopo aver trascor­so l’in­fanzia sulle rive del Benà­co, si è trasfer­i­to a Urbino com­ple­tan­do gli stu­di nel Col­le­gio dei padri Scolopi. La sua attiv­ità lavo­ra­ti­va, svol­ta pri­ma come ban­car­io e ora come con­sulente finanziario, l’ha tenu­to lon­tano dal paese d’o­rig­ine fino alla metà degli anni ’70 quan­do vi ha fat­to ritorno insieme alla moglie e ai figli. La pas­sione per il dialet­to delle tradizioni nasce dal­la capac­ità che esso offre «di comu­ni­care con breve con­cretez­za anche i sen­ti­men­ti, quel­li che nel bres­ciano sono “duri” a venir fuori». Ami­ci e par­en­ti, sedot­ti dal­la facil­ità con la quale l’au­tore è in gra­do di com­porre questi pen­sieri­ni — come lui stes­so li definisce — in occa­sione di feste, avven­i­men­ti e ricor­ren­ze par­ti­co­lari, l’ave­vano con­vin­to a pub­bli­care nel 1999 la pri­ma rac­col­ta «Culùr e Pen­sér». Le due edi­zioni che ne sono state fat­te — per un totale di 1500 copie — han­no riscos­so notev­ole suc­ces­so, anche di crit­i­ca, e per volon­tà del­l’au­tore sono state uti­liz­zate per pro­muo­vere la rac­col­ta di fon­di da devol­vere in benef­i­cen­za, o per sostenere inizia­tive di sol­i­da­ri­età, e lo stes­so avver­rà con quest’ul­ti­ma pub­bli­cazione. In «Culùr e Pen­sér» Rigo­ni ave­va ritrat­to un tem­po per­du­to, col­ori e odori svan­i­ti nel «solér del temp» e li ave­va dis­eg­nati con il dialet­to desen­zanese, dis­tinguen­do in un trip­lice per­cor­so tre luoghi di vita pas­sa­ta: la «Caedàgna», la stra­da a mar­gine dei campi, luo­go di pas­sag­gio tra vita rurale e il paese; «l’Os­te­ria», pun­to d’in­con­tro e di comu­ni­cazione per eccel­len­za, spazio per con­clud­ere affari, per stem­per­are, con un cal­ice di bian­co, la dura scorza dietro la quale i bres­ciani nascon­dono i pro­pri sen­ti­men­ti; infine la «Ciésa», quel­la delle prediche del pre­vos­to e di una cul­tura spes­so inva­si­va, nel­la sua prete­sa di scan­dire rigi­da­mente i momen­ti del­l’e­sisten­za. A questo mon­do pret­ta­mente visi­vo le poe­sie di oggi offrono un coro­n­a­men­to sonoro, una sor­ta di musi­ca d’ac­com­pa­g­na­men­to inter­val­la­ta da silen­zi sem­pre meno percettibili nel­la rumor­osa caotic­ità del­la cit­tà attuale. I suoni diven­gono pretesto per rac­con­tare di per­dute attiv­ità umane, e le melodie rie­vo­cate da Rigo­ni trat­teggiano esseri umani anco­ra capaci di vivere in armo­nia con la natu­ra. Nel­la «Laàndéra», ad esem­pio, ai sor­di schi­anti dei pan­ni bat­tuti sul­l’asse dalle lavandaie inginoc­chi­ate sulle rive del Gar­da risponde il maestoso silen­zio del lago: «?Lensöi turz­icc / camise stri­cade, po’ de mendà / sbat­icc töcc / con ‘den ciòc dür / söl legn de l’as; / e zó ‘n ciòc, / e zó n’al­ter ciòc / amó, söl dür de l’as. E ‘l lac èl tas». Mario Arduino, nel­la pre­sen­tazione del libro, ringrazia l’au­tore per aver­lo con­dot­to con la sua opera «nel­l’in­can­ta­ta dimen­sione che con­sente di udire, e di apprez­zare, anche i “süsür del niènt». Questi sus­sur­ri che accom­pa­g­nano il leg­gero ven­to del tem­po che incalza diven­tano, per il poeta, l’u­ni­co pos­si­bile stru­men­to per rius­cire a leg­gere e capire l’e­sisten­za. Rigo­ni invi­ta per questo ad ascoltare e vedere il dial­o­go dei muri dei nos­tri pae­si con il sole, a cogliere, facen­do silen­zio in noi stes­si, la forza di sen­ti­men­ti che un tem­po fat­i­ca­vano ad essere pale­sati ver­bal­mente, ma pro­prio per questo man­tenevano intat­ta la loro poten­za comu­nica­ti­va. Emblem­at­i­ca a tal propos­i­to la poe­sia «Sen­sa par­là», nel­la quale è dis­til­la­ta l’essen­za di una sto­ria d’amore costru­i­ta sul­la com­plic­ità e sul­la taci­ta e rec­i­p­ro­ca com­pren­sione dei due coni­u­gi. Alber­to Rigo­ni invi­ta tut­ti i suoi let­tori a fer­mar­lo anche lun­go la stra­da per chieder­gli notizie e spie­gazioni, affinché la poe­sia e il dialet­to diventi­no gli stru­men­ti per relazioni pos­i­tive, per una comu­ni­cazione vera all’in­ter­no di per­cor­si umani in per­petuo divenire.

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