Le schiume che ormai da anni si formano nelle acque antistanti la centrale elettrica, infestando le coste del Garda trentino, rappresentano una calamità naturale e ambientale. Il vicesindaco Pietro Matteotti ne è più che convinto tanto d’aver chiesto alla Provincia il riconoscimento di questa eccezionalità. Se “certificata” la gravità della situazione, consentirebbe una notevole accelerazione nell’iter burocratico per l’avvio dei lavori delle opere che consentiranno l’abbattimento delle schiume stesse e la contemporanea sistemazione del lungolago D’Annunzio. Solo così, è possibile pensare di completare il tutto entro il 31 agosto, appena pochi giorni prima che l’attenzione del mondo si rivolga al meeting dei ministri europei.La lettera è partita nei giorni scorsi e di certo è già sulle scrivanie del Presidente della Giunta provinciale Lorenzo Dellai, degli assessori provinciali Silvano Grisenti, Segio Muraro e Iva Berasi, oltre che degli ingegneri Raffaele Decol, dirigente del Servizio opere stradali, e Sefano Plotegheri, dirigente del servizio prevenzione calamità pubbliche. La richiesta è chiara: le schiume sono una calamità e occorre avviare le procedure speciali previste in queste situazioni. L’imperativo è altrettanto cristallino: fare in fretta. «Solo così — spiega Matteotti — possiamo pensare di realizzare il sistema sperimentale di abbattimento delle schiume prima di Pasqua, di mettere in funzione quello definitivo e completare la sistemazione del lungolago (con procedura normale ndr) entro il 31 agosto, pochi giorni prima che arrivino i ministri europei». poi, in ottobre, con tutta calma, provvederemo al ripristino dell’antica limonaia sul lungolago». Ma anche l’avvio della sperimentazione, che prevede la demolizione delle schiume con getti d’acqua a pressione, è stato al centro di discussioni tra Enel, cui compete la messa in opera del sistema, e comune. Per i primi “entro primavera” voleva dire “fine primavera”, ma per l’amministrazione rivana quel termine fissava la data a dieci giorni dalla Pasqua. Ora l’accordo sembra essere stato raggiunto e si attende che la Provincia riconosca lo stato di calamità. Mercoledì, intanto, la conferenza dei servizi valuterà l’ultima modifica al progetto dell’architetto Lucio Donatini che, in estrema sintesi, prevede un allungamento verso sud di 50 metri del percorso di lavaggio delle schiume, portandolo a 100 metri colpessivi, e alla sostituzione del vascone cilindrico dal diametro di 10 metri (in cui le schiume residue dovevano essere convogliate) con quattro vasche più piccole dal diametro di tre metri ciscuna.E se l’Enel non riuscisse a sperimentare prima e completare poi il sistema antischiume entro la data del 31 agosto? «Chiederemo la chiusura della centrale del Ponale» taglia corto Matteotti.