domenica, Maggio 5, 2024
Un gruppo di lavoro che coinvolga Enti locali, Associazioni di categoria, proprietari privati e allevatori per elaborare un progetto-malghe unitario e a breve termine con il supporto tecnico di «Veneto agricoltura».

Malghe da salvare

Un gruppo di lavoro che coinvolga Enti locali, Associazioni di categoria, proprietari privati e allevatori per elaborare un progetto-malghe unitario e a breve termine con il supporto tecnico di «Veneto agricoltura». Questa la proposta emersa dal convegno tenufosi nella sala civica di Caprino e che aveva per oggetto la gestione delle malghe del Bardo. Claudio Valorz, direttore della Federazione allevatori di Trento, e Walter Ventura, tecnico dell’Istituto di San Michele all’Adige hanno tenuto la relazione introduttiva che aveva come tema la gestione di malga luribello, sotto il passo Rolle, dagli anni ’80 stazione dimostrativa di alpeggio.Maggiore razionalizzazione del lavoro, uso di tecnologie e sistemi moderni come pascolo turrnato, mungitura in sale attrezzate, animali lasciati liberi 24 ore al giorno, cosa che in Trentino non si usava, integrazione alimentare e creazione di un settore agrituristico con sale per incontri sono le innovazioni sperimentate a Iuribello negli ultimi anni. «I risultati sono stati positivi, è migliorato lo sfruttamento del pascolo, la qualità della vita dei malghesi e anche il loro reddito», ha spiegato Valorz.Tecnico l’intervento di Ferdinando Svizzera, responsabile del settore veterinario dell’Ulss 22. «Dai dati emerge che nei Comuni del Baldo più prettamente montani la zootecnia può reggere», ha spiegato, «ma è necessario agire con tempestività e con interventi oculati da parte degli enti locali».Anna Viceli di «Veneto agricoltura» ha illustrato la gestione delle malghe di proprietà regionale nella Piana del Cansiglio, dove per impedire l’abbandono dei baiti, le malghe sono state date in concessione, per trent’anni e a canone zero, agli allevatori che hanno presentato progetti di ristrutturazione e conservazione.Per Eugenio Turri, geografo, «il territorio del Baldo si caratterizza per la vicinanza di zone fortemente antropizzate. Una soluzione per valorizzare le malghe poco produttive può essere la realizzazione di percorsi per escursionisti che tengano conto della specificità storica e culturale della zona». Per Giuseppe Pigozzi, presidente dell’Associazione nazionale cavalli da tiro, la sopravvivenza della malga è legata alla sua polivalenza. «L introduzione di specie animali diverse, bovini ed equini, ad esempio che si cibano di tipi diversi di erba, può consentire una miglior gestione del pascolo e un controllo delle infestami».Secondo Guerrino Coltri, sindaco di Ferrara di Monte Baldo indispensabili sono invece i finanziamenti. «Senza investimenti non si possono fare progetti seri e la malga rischia di essere un malato terminale». Di parere diverso Vittorio Mascagno, responsabile provinciale del Corpo forestale dello Stato. «Ciò che conta è l’organizzazione razionale, non gli investimenti. Malga luribello è stata trasformata in un’azienda moderna con la riorganizzazione del lavoro».«Nel Trentino c’è una maggior pubblicizzazione delle attività complementari a quelle dell’allevamento, ha dichiarato Piero Bresaola, consigliere comunale di Caprino. «Indispensabile è però garantire una copertura economica a lungo termine per poter praticare ancora l’alpeggio».«Da un convegno è nata casualmente una tavola rotonda ma i risultati sono stati buoni», ha dichiarato, al termine, Adriano Bosco, direttore dell’Associazione provinciale allevatori di Verona, che insieme alla Comunità montana del Baldo ha organizzato l’incontro. «Per la prima volta sono state avanzate proposte concrete e soprattutto si è capito che non si può parlare di malghe e montagna senza tener conto degli allevatori».Antonella Traina

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