giovedì, Maggio 2, 2024
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Centocinquanta persone alla festa della «Campagnola» di Salò. La famiglia Dal Bon, una storia da raccontare

Mezzo secolo in cucina

A Salò sono stati festeggiati i cinquant’anni della «Campagnola», il locale di via Brunati portato dalla famiglia Dal Bon nelle guide enogastronomiche più importanti. 150 gli ospiti (un paio giunti addirittura dagli Stati Uniti), accompagnati da piatti gustosi e dalla voce di Brunetto, il gardesano diventato celebre per avere vinto a Roma la prima edizione del karaoke di Fiorello. A dire il vero la storia è cominciata nel ’22, quando Angelo e Costantina Dal Bon, originari di Castelletto di Brenzone, caricarono su una barca i loro cinque bambini (Rina, Primo, Tina, Ezio, Lina) e si trasferirono dalla sponda veronese a quella bresciana. A Brenzone non c’erano scuole, e i genitori (analfabeti) volevano che i loro bambini imparassero a leggere e scrivere. A dire il vero nel 1909 Angelo era stato in America a guidare una Fiat per la famiglia Roosevelt ma, tornato in Italia a far revisionare l’auto, non era più ripartito. A Salò i Dal Bon si sistemarono in località Rocchetta, un posto ideale per l’orto, gli animali, la stanza, il granaio. Nel ’52 rilevarono la licenza di un’osteria di Renzano, per la somma di 300 lire, e la chiamarono «Campagnola». Ben presto divenne il luogo di ritrovo di chi, a fine serata, voleva bere un fiasco di vino e trovare qualcuno con cui giocare a carte o alla morra. La domenica arrivavano intere famiglie per mangiare aole fritte e uova sode, ossa di maiale, fagioli, cicorie, lardo e polenta. E poi minestroni, trippe, polli ai ferri. Con gli anni del boom edilizio, arrivavano muratori, carpentieri, operai. Persone ricche di umanità: il Gloria, fabbro, Benedini, imbianchino, Angelo Muchetti e Delai, pittori, il Faini, il Madona, che girava sempre in bici con un cappello da alpino e un sacchetto unto di aole di mura, il Panada, il conte Lucido. E poi gli impiegati delle banche, delle imposte, i rappresentanti. Col tempo la «Campagnola» ha cambiato clientela e lanciato piatti diventati celebri: i capponi ripieni, gli asparagi all’ortolana, la tinca coi fagioli, la trippa alla bresciana, la trota col pane grattugiato, il parmigiano e il basilico, le cotenne coi fagioli, la rosomada. Il tocco di classe (di oggi) nasconde sempre un’anima popolare. s.z.

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