Il primo Consiglio di amministrazione della «Gabriele D’Annunzio Spa» sarà composto di nove membri. Tre di questi saranno designati dalla Provincia di Brescia e dalla Camera di Commercio bresciana. «Il presidente sarà scelto – recitano le linee guida dell’accordo – d’intesa tra i soci, entro una rosa di figure di spicco del mondo economico, finanziario, imprenditoriale e sociale proposta dagli enti bresciani tra i consiglieri di loro espressione». «E’ ancora prematuro parlare di nomi – avverte Cavalli – e le indiscrezioni già circolate non sono attendibili». Quello che è certo è il fatto che la società Catullo Spa conterà ancora molto nella «Gabriele D’Annunzio Spa». Prima di tutto la quota iniziale dei veronesi sarà ancora pari al 65% del capitale. Nel Consiglio di amministrazione della società che governerà lo scalo di Montichiari «sarà sempre garantita la presenza del Presidente, vicepresidente e direttore generale della società Catullo Spa». «I nostri partner veronesi – rivela Cavalli – sono disponibili a valutare l’ipotesi di futuri nuovi ingressi nella D’Annunzio Spa. Mi riferisco in particolare al Comune di Montichiari o alla Regione Lombardia, ma anche a possibili azionisti privati. Tuttavia la Catullo Spa ha fatto capire che non scenderà al di sotto di una quota di maggioranza del 58%. Quindi se altri enti bresciani entreranno in società con Provincia e Camera di Commercio non si potrà andare oltre il 42% del capitale in mano ai bresciani». Lo scorporo, secondo i calcoli fatti dal tribunale, sarà realizzato «con un conferimento di ramo aziendale nella nuova società, comprensivo di attività e passività, il cui valore netto di conferimento da parte della Catullo Spa sarà pari a 13.144.000,00 euro (25.450.000.000 lire)». La Provincia e la Camera di commercio di Brescia parteciperanno con un apporto in denaro paritetico pari a 2.235.000,00 euro (4.5000.000.000 lire). Infine Provincia e Cdc devono versare 2,5 miliardi di lire a testa, somma residua per l’avvio dello scalo.
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