domenica, Marzo 23, 2025
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Singolare iniziativa del capogruppo della Lega Nord di Desenzano, Rino Polloni.

Piano di educazione alimentare

Singolare iniziativa del capogruppo della Lega Nord di Desenzano, Rino Polloni, che ha chiesto di sottoporre al Consiglio comunale un piano di educazione alimentare che prevede di eliminare al più presto nelle mense comunali l’utilizzo di prodotti transgenici sostituiti da prodotti certificati come biologici. Il problema verrà inserito nell’ordine del giorno del Consiglio comunale ha assicurato il sindaco Felice Anelli. «Tutelare la salute dei cittadini ed in particolare di bambini ed aziani, è uno degli obiettivi del Comune». Biologico è bello. Ed è anche l’unico mezzo per mettere con sicurezza al bando i cibi transgenici. Rino Polloni, capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale, partendo da queste due considerazioni ha chiesto di sottoporre al Consiglio comunale della città un piano di educazione alimentare ed iniziative concrete. La più significativa è quella di dare l’esempio preparando gli atti amministrativi affinché, al più presto, nelle mense comunali che distribuiscono ogni anno migliaia di pasti, venga data la priorità all’uso di prodotti certificati come biologici. Egli sollecita poi l’avvio all’attività educativa-alimentare all’interno delle scuole cittadine in modo da diffondere la conoscenza e valorizzare l’uso dei prodotti biologici oltre a concordare con le Direzioni didattiche la commercializzazione di tali prodotti in ambito scolastico. L’idea che sta alla base di una proposta che potrebbe rivoluzionare l’attuale sistema del Servizio pasti municipale si rifà alle novità che sono intervenute nel settore dell’alimentazione. Il Servizio pasti del Comune fornisce pranzi ai bambini delle scuole materne tutti i giorni, delle elementari con tre rientri. Delle medie, oltre ai pasti serviti a domicilio ed a quelli che frequentano i centri sociali. Secondo informazioni ottenuti in Municipio i pasti sfiorerebbero le 20mila unità l’anno. Ma l’alimentazione, recita la proposta, è uno dei principali fattori delle cause ambientali di insorgenza del cancro (35%) e la normativa attuale appare insufficiente a tutelare in particolare lattanti e bambini. Peraltro, da alcuni anni, si può importare soia modificata geneticamente che può essere utilizzata in un numero di prodotti che può raggiungere anche le 20mila unità. Si trova in molti alimenti come patatine, torte, pane, sostituti vegetali delle carni, polveri solubili per il latte ed in quasi tutti i prodotti precotti. I rischi sono ancora i gran parte sconosciuti anche se i primi dati annunciano timori per l’insorgenza, ad esempio, di allergine alimentari e l’affievolimento dell’efficacia di certi antibiotici. Per questo Rino Polloni, avendo come obiettivo la tutela della salute, in particolare quella dei più piccoli, propone all’Amministrazione della città di prendere iniziative concrete puntando sugli alimenti e quindi sui cibi biologici. La scelta pare obbligata perché per il regolamento Cee un prodotto, per essere definito biologico, deve essere ottenuto senza l’impiego di organismi geneticamente modificati. Questa assenza è certificata obbligatoriamente da organismi di controllo indipendenti riconosciuti dall’Unione europea. Non ci sono altri sistemi per individuare prodotti geneticamente modificati perché la Comunità europea non ha reso obbligatoria la sua indicazione sulle etichette. In Italia già ci sono centri grandi e piccoli che si sono mossi nella direzione del biologico. L’esperienza più consolidata è quella del Comune di Cesena iniziata in via sperimentale addirittura nel 1986. Lo stesso ha fatto ad esempio il Comune di Grugliasco, in provincia di Torino, attraverso la stesura di capitolati d’appalto che prevedono che cereali, frutta, verdura, succhi di frutta, marmellate, siano rigorosamente biologici. Hanno seguito l’esempio Padova, poi la V Circoscrizione di Torino e ancora Bologna, Forlì, Arezzo, Grosseto e dal ’99 anche Roma che serve ben 10mila pasti in asili nido e scuole materne. Tre, come abbiamo ricordato, sono le iniziative che si chiede vengano promosse dall’Amministrazione della capitale del Garda. Il problema verrà inserito nell’ordine del giorno del Consiglio comunale. «Tutelare la salute dei cittadini ed in particolare di bambini ed aziani, è uno degli obiettivi del Comune – conviene il sindaco Felice Anelli -. Non ho personalmente preclusioni per l’uso di cibi biologici ma poiché si tratta di un tema che richiede specifiche conoscenze scientifiche chiederò un parere ai nostri consulenti ed ai dietologi in primo luogo». «Se la memoria non mi tradisce – aggiunge l’ass. Giovanni Venieri – il Comune serve qualcosa come 20mila pasti alle scuole materne, elementari e medie oltre che ai centri sociali. C’è poi il Servizio a domicilio per gli anziani. Valuteremo bene il problema considerando che il mantenimento della salute dei concittadini è obiettivo prioritario. Molto dipenderà dagli esperti che interpelleremo». L’operazione pasti biologici è fattibile perché le aziende che producono senza far ricorso senza prodotti chimici sono già numerose in provincia di Brescia ma anche in Italia dove, secondo i dati forniti dal ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, risulterebbero ben 44mila.

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