lunedì, Dicembre 11, 2023
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Piccole e medie imprese, storia di una riscossa

Se le pic­cole e medie imp­rese ce l’han­no fat­ta ad uscire dal tun­nel del­la crisi dura­ta oltre cinque anni, è sta­to gra­zie al rilan­cio dei loro per­son­ali val­ori, alla creazione di prodot­ti per­for­man­ti, alle banche di cred­i­to coop­er­a­ti­vo che han­no scommes­so su questo seg­men­to di mer­ca­to che in Italia negli ulti­mi dieci anni ha rag­giun­to il numero di mez­zo mil­ione di pic­cole imp­rese e che rap­p­re­sen­ta il 98% del totale.Un ingente cap­i­tale in movi­men­to che ha «spac­ca­to» il vec­chio cap­i­tal­is­mo ital­iano, generan­done uno nuo­vo. Dal­la tavola roton­da tenu­tasi ieri mat­ti­na al West Gar­da di Padenghe dal­la Bcc del Gar­da, rimas­ta «non indif­fer­ente» alla sol­lecitazione del famoso «man­i­festo in favore delle pic­cole imp­rese» appar­so sul Sole 24Ore nel luglio scor­so a fir­ma del suo diret­tore Fer­ruc­cio De Bor­toli, pos­si­amo dire che sono giunte alcune indi­cazioni ed anche dei richi­a­mi per scon­giu­rare che, ad una crisi can­cel­la­ta, ne pos­sa suben­trare un’al­tra. Come quel­la paven­ta­ta da Flavio Pasot­ti, vicepres­i­dente nazionale del­la Con­fapi, sec­on­do il quale se oggi molti impren­di­tori guardano all’es­tero (Polo­nia, Ger­ma­nia, Svizzera) non è per il cos­to del­la man­od­opera, ma per il con­tin­uo lievitare dei costi di servizio che là si attes­tano tra il 19 e il 25% (da noi è del 40% ). «In Polo­nia poco impor­ta – ha det­to un Pasot­ti prag­mati­co — se ci si imp­ie­ga due ore per fare 100 km. di stra­da, per­ché sull’A4 Bres­cia- tut­ti i giorni ce ne vogliono di più, quin­di il ris­chio è l’im­pov­er­i­men­to del nos­tro sis­tema», il ris­chio insom­ma che la «nos­tra ric­chez­za impren­di­to­ri­ale pos­sa atter­rare altrove». Ma ci sono anche prob­le­mi strut­turali e di comu­ni­cazione, come ha ricorda­to il pres­i­dente degli Arti­giani bres­ciani, Enri­co Mat­tin­zoli, ai quali occorre rispon­dere con una rete arti­co­la­ta di rap­por­ti e con­tat­ti con i Pae­si emer­gen­ti (Cina, Sin­ga­pore, India) e con il sosteg­no e l’as­sis­ten­za degli isti­tu­ti di cred­i­to alle imp­rese. Poi, però, Mat­tin­zoli, è par­ti­to lan­cia in res­ta: «Si nota uno scol­la­men­to tra imp­rese, la man­can­za fre­quente di risposte esauri­en­ti dalle asso­ci­azioni di cat­e­go­ria, inoltre si fa par­lare chi rap­p­re­sen­ta il 2% del­la nos­tra econo­mia e non quelle del 98%, e infine, chi con­trol­la dove van­no a finire le risorse ver­so le imp­rese? Per fare bene bisogna ricreare il cli­ma di entu­si­as­mo del­l’ul­ti­mo dopoguer­ra», ha con­clu­so. Per Francesco Tam­buri­ni, numero uno del­l’Aib, la pic­co­la impre­sa «non è più in cima all’a­gen­da polit­i­ca, per­ché la sua cul­tura è difet­tosa; sarebbe quin­di utile trasferire ques­ta cul­tura alle scuole ed ai mezzi di comu­ni­cazione per­ché l’im­pren­di­tore che rischia abbia sal­va­guar­da­ta la pro­pria rep­utazione». Tam­buri­ni ha infine lan­ci­a­to l’ap­pel­lo alle Bcc per­ché creino «fidi più eco­nomi­ci per finanziare prog­et­ti di inno­vazione e di ricer­ca, entran­do in veste con­sulen­ziale nelle stesse imp­rese». Dif­fi­coltà di risorse finanziarie dunque, sulle quali è inter­venu­to anche il sen. Lui­gi Maninet­ti, che ha scaglia­to un duro attac­co alla Finanziaria, men­tre l’ed­i­to­ri­al­ista eco­nom­i­co Aldo Bono­mi, ha aus­pi­ca­to che le Pmi si fac­ciano «mag­gior­mente ascoltare pres­so la classe polit­i­ca diri­gente, per­ché la lead­er­ship del­l’in­dus­tria non è più in mano solo alle dieci gran­di imp­rese». Alessan­dro Azzi, pres­i­dente del­la Bcc e di Fed­er­casse, ha infine riven­di­ca­to la costante vic­i­nan­za alle pic­cole imp­rese da parte del cred­i­to coop­er­a­ti­vo, ril­e­van­do che «le gran­di banche han­no dimi­nu­ito la pro­pria quo­ta di mer­ca­to degli impieghi dell’8% con­tro un aumen­to del 6% delle Bcc». Un sodal­izio, dunque, che con­tin­ua ad essere estrema­mente vitale per la cresci­ta del­la pic­co­la impre­sa bres­ciana e ital­iana.

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