giovedì, Maggio 2, 2024
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Lonato, riportata nella parrocchia di Esenta in occasione delle ultime festività natalizie. Il recupero è stato effettuato dal laboratorio del museo diocesano

Restaurata la pala di Andrea Celesti

La parrocchia di Esenta di Lonato ha restaurato la Pala del pittore Andrea Celesti. Le festività natalizie appena trascorse hanno regalato alla parrocchia dei Ss. Marco e Bernardino di Esenta, la pala dell’altare restituita al suo antico splendore. La pala, un olio su tela dalle dimensioni di 140 centimetri di larghezza per 195 di altezza si presentava con una forte alterazione della vernice che non permetteva una corretta lettura dell’opera. Affidata alle cure del laboratorio del Museo diocesano in via Gasparo da Salò a Brescia, il dipinto ha fatto da cornice ai riti del Natale celebrati da don Serafino Ronchi. Tra la fine del Seicento e il primo decennio del Settecento il panorama pittorico bresciano e, in particolare, gardesano, si arricchisce di una personalità artistica fortemente innovativa ed estrosa che, come una meteora, lascia un’impronta originale ed affascinante, attraverso numerose tele disseminate soprattutto in alcune chiese del lago di Garda, Esenta di Lonato compresa. Andrea Celesti è di origini veneziane, nasce nel 1632 o, più probabilmente, nel 1637 a Venezia (muore non si sa dove, dopo il gennaio 1712), con una vicenda biografica contrassegnata da frequenti spostamenti tra l’ambiente lagunare e quello lombardo, entrambi ricchi di stimoli e di fermenti culturali che l’artista riesce a rielaborare in modo personale. Celesti raggiunse ben presto la notorietà nella sua città di origine, tanto da essere considerato «…pittore che è uno de’ migliori che sono a Venezia». Il successo della sua pittura e la fama raggiunta gli valsero la benevolenza del doge Alvise Contarini che lo insignì del titolo di Cavaliere e gli commissionò importanti lavori ora a Palazzo Ducale. La benevolenza ducale fu però di breve durata. La leggenda vuole che Celesti avesse esposto in Piazza San Marco nel giorno dell’Ascensione, com’era consuetudine tra i pittori del tempo, una sua opera che non incontrò il favore del doge; il pittore si vendicò del giudizio negativo esponendo al pubblico una seconda opera in cui il doge stesso era raffigurato con un paio di…orecchie d’asino, dall’indubbio ed irriverente significato. Per sfuggire all’ira del doge, mortalmente offeso, Celesti si rifugiò a Toscolano.

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