domenica, Maggio 12, 2024
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Tonelli chiede un approfondito confronto pubblico sull’impianto dentro l’Altissimo. L’assessore di Torbole esclude spazi alla Mala per la roccia estratta Il geologo Ceschini mette in guardia da prelievi d’acqua in superficie e avverte sulla natura carsica

Schiume, sorgenti, detriti: la centrale fa paura

Nonostante promotori e progettisti della megacentrale elettrica dell’Altissimo si siano mossi con la massima cautela riguardo agli inevitabili problemi di carattere ambientale, la grande opera preoccupa. Eccome se preoccupa. Le prime reazioni alla descrizione del progetto – fatta ieri su queste colonne – segnalano che tutti apprezzano la prospettiva di una nuova, imponente fonte di energia pulita. Ma che si pretende siano fugati svariati dubbi e motivi di allarme. Per l’amministrazione comunale di Nago-Torbole, sul cui territorio si realizzerà l’enorme centrale-groviera scavata e celata dentro la montagna, si esprime a chiare lettere l’assessore all’urbanistica Eraldo Tonelli. «Anzitutto dico lo sconcerto per la totale mancanza di coinvolgimento del nostro Comune di fronte a un progetto già ben strutturato e dettagliato. Per questo trovo importante che sia almeno passato in consiglio provinciale l’ordine del giorno che prevede il rispetto dell’autogoverno locale e l’eventuale riconoscimento anche a Nago-Torbole di una quota dei canoni di concessione, quale risarcimento per il consumo del nostro territorio». Nel merito delle scelte progettuali, Tonelli avanza un paio di obiezioni forti. «Si prevede una galleria per scaricare alla Mala di Nago il materiale estratto dalla montagna. Forse non si è realizzato che in quel sito la cava non esiste più, esistono spazi già assegnati e in corso di infrastrutturazione a favore di diverse imprese. Non vorrei che in realtà di facesse riferimento alla valletta chiamata Val, per la quale ricordo che la previsione di una discarica di inerti è stata nettamente superata dal piano urbanistico provinciale, con la disciplina ad area agricola di pregio. Insomma, lì non c’è davvero nulla da riempire nè da rinverdire». Tonelli poi si sofferma sulla previsione di una gran massa d’acqua che verrà pompata e poi reimmessa nel Garda tutte le notti e tutti i giorni. «Vi immaginate che enorme centrifuga delle microalghe notoriamente contenute nell’acqua benacense? L’esempio di Riva – la cui centrale peraltro non contempla certo un salto di 1600 metri – è illuminante circa il rischio che queste alghe nelle condotte vengano emulsionate, per ritornare nel lago sottoforma di schiuma. Noi viviamo tutti di turismo, sarebbe davvero un disastro. Ecco perchè dico, senza alcuna contrarietà pregiudiziale al progetto, che occorre una presentazione pubblica – direi nella sala della comunità di Nago – nell’ambito di un processo decisionale davvero democratico e partecipato». In fondo qui arriva anche Danny Zampiccoli, la guida alpina che gestisce il rifugio Chiesa sull’Altissimo. In futuro si troverebbe a sedere esattamente sopra la grande «idrovora» vibrante nella montagna. «Idee come queste – dice il popolare alpinista – appaiono istintivamente bellissime, come le promesse di Berlusconi. Poi bisogna scendere al concreto, vederle tradotte sul territorio. Produrranno energia pulita e porteranno addirittura l’acqua gratis al nostro rifugio? Benissimo, direi. Ma è giusto diffidare: io sto comprando un’auto e mi offrono sempre l’affare dell’anno. Io non voglio fare l’affare, voglio il prezzo giusto e il prodotto a posto. Ecco perchè su questa centrale chiedo chiarezza e confronto tecnico con voci autorevoli in grado di sollevare tutte le obiezioni del caso». Piuttosto rassicurante è la prima analisi «a caldo» del geologo Vincenzo Ceschini, delegato della Comunità del Garda per i problemi ambientali. «Confermo che il prelievo d’acqua sarà ininfluente sui livelli del lago, vista la sua massa d’acqua complessiva. Il sistema del pompaggio, peraltro, si pratica già per la centrale di Riva e da Gargnano al bacino di Valvestino. Certo serve un ottimo studio d’impatto ambientale, è quel che si è detto anche ieri nel corso di una riunione tra Navigarda, Parco Alto Garda Bresciano, gestori del depuratore del basso lago e sindaci. Un aspetto che mi sembra rilevante è il punto di prelievo dell’acqua: sarebbe opportuno estrarla dal fondo e restituirla sempre in profondità, dove è meno calda, sì da evitare che si alteri di parecchio la temperatura, come accade con il fiume Sarca». Il geologo rivano si pronuncia anche sulla delicata faccenda del taglio di sorgenti interne alla montagna. «Non minimizzerei i pericoli – dice – perchè il Baldo è un massiccio carsico, non si conoscono i reali percorsi delle vene d’acqua che costituiscono preziose sorgenti sublacustri. Captare queste sorgenti, del resto, non è impresa facile, ricordiamoci cosa accadde quando si scavò il tunnel per la val di Ledro, intercettando l’acqua dello Sperone. Sarà necessario sottoporre l’Altissimo a una sorta di Tac, per mappare con esattezza le vie dell’acqua ed evitare disastri. Si può fare tutto, purchè il rispetto dell’ambiente sia considerato prioritario».

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