martedì, Dicembre 5, 2023
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Schiume, sorgenti, detriti: la centrale fa paura

Nonos­tante pro­mo­tori e prog­et­tisti del­la mega­cen­trale elet­tri­ca del­l’Altissi­mo si siano mossi con la mas­si­ma cautela riguar­do agli inevitabili prob­le­mi di carat­tere ambi­en­tale, la grande opera pre­oc­cu­pa. Eccome se pre­oc­cu­pa. Le prime reazioni alla descrizione del prog­et­to — fat­ta ieri su queste colonne — seg­nalano che tut­ti apprez­zano la prospet­ti­va di una nuo­va, impo­nente fonte di ener­gia puli­ta. Ma che si pre­tende siano fugati svariati dub­bi e motivi di allarme. Per l’am­min­is­trazione comu­nale di , sul cui ter­ri­to­rio si real­izzerà l’enorme cen­trale-groviera sca­v­a­ta e cela­ta den­tro la mon­tagna, si esprime a chiare let­tere l’asses­sore all’ur­ban­is­ti­ca Eral­do Tonel­li. «Anz­i­tut­to dico lo scon­cer­to per la totale man­can­za di coin­vol­gi­men­to del nos­tro Comune di fronte a un prog­et­to già ben strut­tura­to e det­taglia­to. Per questo tro­vo impor­tante che sia almeno pas­sato in con­siglio provin­ciale l’or­dine del giorno che prevede il rispet­to del­l’au­to­gov­er­no locale e l’even­tuale riconosci­men­to anche a Nago-Tor­bole di una quo­ta dei canoni di con­ces­sione, quale ris­arci­men­to per il con­sumo del nos­tro ter­ri­to­rio». Nel mer­i­to delle scelte prog­et­tuali, Tonel­li avan­za un paio di obiezioni for­ti. «Si prevede una gal­le­ria per scari­care alla Mala di Nago il mate­ri­ale estrat­to dal­la mon­tagna. Forse non si è real­iz­za­to che in quel sito la cava non esiste più, esistono spazi già asseg­nati e in cor­so di infra­strut­turazione a favore di diverse imp­rese. Non vor­rei che in realtà di facesse rifer­i­men­to alla val­let­ta chia­ma­ta Val, per la quale ricor­do che la pre­vi­sione di una dis­car­i­ca di iner­ti è sta­ta net­ta­mente super­a­ta dal piano urban­is­ti­co provin­ciale, con la dis­ci­plina ad area agri­co­la di pre­gio. Insom­ma, lì non c’è davvero nul­la da riem­pire nè da rin­verdire». Tonel­li poi si sof­fer­ma sul­la pre­vi­sione di una gran mas­sa d’ac­qua che ver­rà pom­pa­ta e poi reimmes­sa nel Gar­da tutte le not­ti e tut­ti i giorni. «Vi immag­i­nate che enorme cen­trifu­ga delle microal­ghe noto­ri­a­mente con­tenute nel­l’ac­qua bena­cense? L’e­sem­pio di Riva — la cui cen­trale per­al­tro non con­tem­pla cer­to un salto di 1600 metri — è illu­mi­nante cir­ca il ris­chio che queste alghe nelle con­dotte vengano emul­sion­ate, per ritornare nel lago sot­to­for­ma di schi­u­ma. Noi vivi­amo tut­ti di tur­is­mo, sarebbe davvero un dis­as­tro. Ecco per­chè dico, sen­za alcu­na con­tra­ri­età pregiudiziale al prog­et­to, che occorre una pre­sen­tazione pub­bli­ca — direi nel­la sala del­la comu­nità di Nago — nel­l’am­bito di un proces­so deci­sion­ale davvero demo­c­ra­ti­co e parte­ci­pa­to». In fon­do qui arri­va anche Dan­ny Zampic­coli, la gui­da alpina che gestisce il rifu­gio Chiesa sul­l’Altissi­mo. In futuro si tro­verebbe a sedere esat­ta­mente sopra la grande «idrovo­ra» vibrante nel­la mon­tagna. «Idee come queste — dice il popo­lare alpin­ista — appaiono istin­ti­va­mente bel­lis­sime, come le promesse di Berlus­coni. Poi bisogna scen­dere al con­cre­to, ved­er­le tradotte sul ter­ri­to­rio. Pro­dur­ran­no ener­gia puli­ta e porter­an­no addirit­tura l’ac­qua gratis al nos­tro rifu­gio? Benis­si­mo, direi. Ma è gius­to dif­fi­dare: io sto com­pran­do un’au­to e mi offrono sem­pre l’af­fare del­l’an­no. Io non voglio fare l’af­fare, voglio il prez­zo gius­to e il prodot­to a pos­to. Ecco per­chè su ques­ta cen­trale chiedo chiarez­za e con­fron­to tec­ni­co con voci autorevoli in gra­do di soll­e­vare tutte le obiezioni del caso». Piut­tosto ras­si­cu­rante è la pri­ma anal­isi «a cal­do» del geol­o­go Vin­cen­zo Ces­chi­ni, del­e­ga­to del­la per i prob­le­mi ambi­en­tali. «Con­fer­mo che il pre­lie­vo d’ac­qua sarà inin­flu­ente sui liv­el­li del lago, vista la sua mas­sa d’ac­qua com­p­lessi­va. Il sis­tema del pom­pag­gio, per­al­tro, si prat­i­ca già per la cen­trale di Riva e da Gargnano al baci­no di Valvesti­no. Cer­to serve un otti­mo stu­dio d’im­pat­to ambi­en­tale, è quel che si è det­to anche ieri nel cor­so di una riu­nione tra , Bres­ciano, gestori del depu­ra­tore del bas­so lago e sin­daci. Un aspet­to che mi sem­bra ril­e­vante è il pun­to di pre­lie­vo del­l’ac­qua: sarebbe oppor­tuno estrar­la dal fon­do e resti­tuir­la sem­pre in pro­fon­dità, dove è meno cal­da, sì da evitare che si alteri di parec­chio la tem­per­atu­ra, come accade con il fiume Sar­ca». Il geol­o­go rivano si pro­nun­cia anche sul­la del­i­ca­ta fac­cen­da del taglio di sor­gen­ti interne alla mon­tagna. «Non min­i­mizzerei i peri­coli — dice — per­chè il è un mas­s­ic­cio car­si­co, non si conoscono i reali per­cor­si delle vene d’ac­qua che cos­ti­tu­is­cono preziose sor­gen­ti sub­la­cus­tri. Captare queste sor­gen­ti, del resto, non è impre­sa facile, ricor­diamo­ci cosa accadde quan­do si scavò il tun­nel per la val di Ledro, inter­cettan­do l’ac­qua del­lo Sper­one. Sarà nec­es­sario sot­to­porre l’Altissi­mo a una sor­ta di Tac, per map­pare con esat­tez­za le vie del­l’ac­qua ed evitare dis­as­tri. Si può fare tut­to, purchè il rispet­to del­l’am­bi­ente sia con­sid­er­a­to pri­or­i­tario».

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