Ha raccolto interesse ed apprezzamenti il libro «Elogio del buio», scritto da Giovanni Stipi, edito dalla Grafo di Brescia e presentato a Desenzano a cura dell’associazione culturale «Il grillo lucente». Il libro, suddiviso in tre parti, ci propone una breve raccolta di pensieri e aforismi incentrati su tre diverse tematiche. La prima sezione, che dà il titolo al volumetto – «Elogio del buio» appunto – rimescola le carte di metafore non più valide. Alla semplicistica contrapposizione tra la luce, tradizionale simbolo del bene, ed il buio, percepito da sempre come fattore negativo e immagine di ignoranza, l’autore preferisce infatti una visione che sappia cogliere anche nell’oscurità elementi positivi. «Il buio è una sorta di grande madre, nella quale si celano molteplici realtà da scoprire, realtà non ancora immaginate». La seconda sezione è intitolata «Il Bel Narciso» ed è stata ispirata all’autore da un racconto del ‘200 contenuto nel celebre «Novellino». La novella, che rielabora il mito di Narciso annegato nel tentativo di congiungersi con la propria immagine riflessa nelle acque e successivamente trasformato in mandorlo dal Dio Amore, diventa la metafora dietro la quale Giovanni Stipi disegna una fulminea storia dell’uomo. Prendendo le mosse da un iniziale stato di incoscienza – Narciso che non riconosce il se stesso riflesso – giunge fino all’uomo d’oggi, eccessivamente concentrato sul proprio Io. Egocentrico e presuntuoso, l’uomo del presente è incapace di percepire altro da sé e l’eccesso di fiducia nella propria razionalità si traduce concretamente nell’assegnare un ruolo di primo piano alle macchine. Ma proprio la tecnologia, che sembrava lo strumento adatto a risolvere le basilari necessità di tutti gli esseri umani, si è invece rivelata nel corso del ‘900 lo strumento col quale pochi hanno ottenuto per sè potere e denaro, accentuando il discrimine tra ricchi e poveri. Narciso, al giorno d’oggi, si specchia nell’oro fino a consumarsi la vista. L’ultima sezione «Terra di nessuno» contiene l’insieme delle riflessioni scaturite spontanee nell’autore a seguito dell’annuncio che nel prossimo futuro l’uomo andrà a seminare e coltivare il suolo di Marte. «Dove ha avuto origine la vita? E’ davvero possibile che l’uomo sia l’unico essere intelligente nell’universo? Se un altro essere esiste – come è probabile – come è strutturata la sua “ragione”? Sarà probabilmente diversa dalla nostra? ecco, tra la nostra intelligenza e quest’altra ipotetica – afferma l’autore – si colloca “la terra di nessuno”, ed è da questo “buio” che nasce in me il dubbio. «Non sono un irrazionalista – prosegue Stipi – ma cerco di capire i limiti della nostra ragione; c’è in me la consapevolezza che la verità resta comunque al di fuori delle nostre capacità di comprensione?». L’intero libro è uno sprone alla riflessione, ma è anche una provocazione diretta a ciascuno di noi, perché i pensieri in esso contenuti vogliono fungere da punto di partenza per un dialogo con i lettori sia sul piano ideale che su quello concreto. Già molte volte le cosiddette «verità scientifiche» hanno mostrato la loro relatività; è una notizia di pochi giorni fa che alcuni scienziati australiani hanno messo in dubbio le teorie elaborate da Einstein. «Il senso complessivo del mio libro – conclude Stipi – è dunque un invito all’umiltà e alla modestia intellettuale».
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Desenzano: l’opera di Giovanni Stipi. «Un invito alla modestia intellettuale»