lunedì, Aprile 29, 2024
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Giunta alla 72ª edizione, la manifestazione premia l’instancabile lavoro di operatori e produttori della zona. La rassegna enogastronomica celebra quest’anno il prestigioso riconoscimento Docg accordato al morbido Bardolino Superiore

Torna la festa dell’uva e del vino

Settantadue anni portati bene: quanti in effetti ne conta la «Festa dell’uva e del vino». Nata negli anni Trenta dello scorso secolo, come tante altre manifestazioni del comparto agricolo, strumento di propaganda nazionale (più famose le battaglie del grano) in risposta alle sanzioni economiche decise dalla Società delle Nazioni contro la politica coloniale italiana. La festa in tutti questi anni ha accompagnato nelle situazioni favorevoli, ma ancor più nei momenti difficili, un prodotto come il vino Bardolino conosciuto in tutto il mondo e pertanto bisognoso di essere costantemente seguito, curato e amato per ritagliarsi un posto ben definito nell’immaginario degli amanti dell’enogastronomia. È, infatti, un prodotto all’avanguardia nell’enologia non solo veronese, e ha conquistato nel tempo significativi traguardi soprattutto con l’arrivo del Consorzio di tutela e successivamente con la diversificazione delle tipologie del Bardolino doc, da quello Classico prodotto nella zona più antica (che comprende tutto il territorio dei Comuni di Bardolino e Garda e in parte quello di Lazise, Cavaion, Costermano e Affi) per arrivare al Superiore, con un anno di invecchiamento, e alle tipologie Bardolino Chiaretto, Bardolino Chiaretto Spumante e Bardolino Novello, tutti protetti dalla Doc. Da quest’anno, un ulteriore passo in avanti è il riconoscimento della denominazione di origine controllata e garantita dei vini Bardolino Superiore. È un’attestazione di particolare pregio e motivo d’orgoglio per l’intero comparto vitivinicolo della zona del Bardolino, che premia l’originalità ecologica dell’ambiente gardesano e la sua vocazione vinicola, e nello stesso tempo il lavoro agricolo e la scelta e la selezione di varietà locali; l’attestazione e il rigore professionale nel vigneto e in cantina; la ricerca enologica volta a conservare e consolidare le potenzialità insite nelle uve, affinché emergano al meglio nel vino. La Docg rappresenta infatti il risultato della felice unione di viticoltura, enologia, cultura e commercializzazione in un progetto coerente, coordinato dal Consorzio di tutela che negli ultimi tre mandati è stato presieduto da Giuseppe degli Albertini e – fin dalla sua costituzione, nel 1969 – dall’enologo Giulio Liut. Nella scommessa con il consumatore, sempre più esigente e soggetto alle mode, è fondamentale la perfetta maturazione di ogni chicco di ogni grappolo, di ognuna delle vigne selezionate, in modo da ottenere quegli aromi fruttati, speziati e morbidi che l’evoluzione del gusto sembra indicare come caratteristiche preferenziali di una Docg. Ma occorrono anche una combinata scelta di terreni, una densità di piante per ettaro, una potatura che lasci il giusto numero di gemme per ceppo e per ettaro con una produzione massima di uva ridotta a 90 quintali per ettaro di vigneto e coltura specializzata, con una resa di vino non superiore al 70 per cento e il periodo di affinamento del vino di almeno un anno, a decorrere dal 1° novembre del prossimo anno.

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