domenica, Aprile 28, 2024
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Il ritrovamento nel corso di un’immersione di tre istruttori del Leonessa Diving Club. Davanti alla Rocca, è uno Spitfire inglese della Seconda guerra

Un aereo sul fondo del lago

Il fondale del Garda è sempre fonte di ritrovamenti e generoso di sorprese. L’ultima riguarda la scoperta di un aereo del secondo conflitto mondiale che le sue acque racchiudono ormai da sessant’anni. Questa volta, dopo le molte bombe che sono emerse negli ultimi, si tratta di un velivolo, che dalle caratteristiche è indiscutibilmente un caccia Spitfire, un aereo che ha reso famosi i piloti della Raf, la Royal Air Force. La casuale scoperta è stata fatta nel maggio scorso da tre esperti istruttori del Benaco che fanno parte del Leonessa Diving Club di Padenghe: Ignazio Zoda e Luca Pedrali, residenti nella bassa bresciana, e Roberto Greco di Brescia. I tre istruttori stavano effettuando un’immersione in profondità al largo della Rocca di Manerba e, quando si trovavano a circa 80 metri di profondità, hanno intravisto a profondità ancora maggiore tra il fondale fangoso la sagoma di un velivolo. «Non abbiamo potuto avvicinarci – spiega Ignazio Zoda, uno dei tre istruttori – perché eravamo ormai a fine immersione e dovevamo risalire. Siamo rimasti a 5-6 metri di distanza, perché a quella profondità è difficile ogni movimento ed il campo visivo è ristretto. Era la sagoma di un aereo bellico del passato e abbiamo scoperto che si trattava di uno Spitfire dalle ricerche che ha fatto un mio amico». A questo punto la storia con la S maiuscola irrompe nel racconto del ritrovamento bellico. Infatti le notizie storiche rivaleno che durante il combattimento del 21 ottobre 1944 un caccia dell’aviazione della Repubblica di Salò intercettò ed abbatté uno Spitfire: ma l’aereo non fu mai rinvenuto. Il velivolo ritrovato per caso a sessant’anni di distanza potrebbe essere quello, ma per ora non ci sono certezze. Qualcosa in più si potrà sapere solo quest’inverno, quando i tre istruttori si sono ripromessi di scendere con un’immersione in verticale mirata. «È possibile che altri sub abbiano notato il relitto – prosegue Ignazio Zoda – ma molto dipende dalla situazione delle correnti, che varia quotidianamente, e possono coprire o scoprire il relitto. Ora dobbiamo riprogrammare a tavolino l’immersione, allenandoci bene, perché a certe profondità non si improvvisa nulla». Nella prima immersione i sub hanno anche notato che l’aereo è integro, non mancano parti rilevanti, nemmeno il tettuccio. E questo particolare starebbe a significare che l’aviatore inglese alla guida dello Spitfire non ha avuto il tempo di lasciare l’abitacolo nella caduta, e che si trovi ancora al comando del velivolo. «É poco probabile però – racconta l’istruttore Zoda – che la salma del pilota inglese sia integra. Dell’acqua potrebbe essere penetrata nell’abitacolo, la tenuta stagna di sessant’anni fa non è certo quella odierna, o la pressione della massa d’acqua sovrastante potrebbe aver fatto implodere il corpo». «Non è stato possibile, data la casualità del ritrovamento, per i tre sub fare alcun filmato o fotografia al velivolo; forse sarà possibile farlo nella prossima immersione, anche se l’attrezzatura idonea a certe profondità è molto costosa, dal momento che questo resta l’unico modo per dare testimonianza del ritrovamento. Infatti data la profondità dell’acqua in cui si trova lo Spitfire, ora come ora, è impensabile sia visitarlo con immersioni, sia, per le difficoltà logistiche ed economiche, riportarlo in superficie. Il lago così rischia di conservare ancora per lungo tempo nel proprio grembo il velivolo ed il mistero che lo circonda.

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