sabato, Dicembre 2, 2023
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Un lonatese alle olimpiadi

 Tut­to è pron­to a “Casa Italia” per seguire la XXI edi­zione dei Giochi olimpi­ci inver­nali in Cana­da. Anche l’Asses­so­ra­to allo Sport di Lona­to del Gar­da, guida­to da , sarà in prim fila per sostenere il “suo” atle­ta a Van­cou­ver. Il lonatese Manuel Pietropoli, classe 1990, da cir­ca un mese si tro­va in Cana­da. Il gio­vane snow­board­er pro­fes­sion­ista ha sostenu­to nei giorni scor­si un paio di gare “prepara­to­rie” «per testare la sua for­ma fisi­ca, in atte­sa del gran giorno». La sua gara sarà mer­coledì 17 feb­braio.  Tut­ta Lona­to del Gar­da parte­ci­pa sim­boli­ca­mente all’im­pre­sa di Manuel e sogna con lui.  Oggi Manuel è un atle­ta alle Olimpia­di. Domani spera di fare l’al­lena­tore e regalare ad altri ragazzi le sue espe­rien­ze. Spir­i­toso e spiglia­to, è un gio­vane sem­plice e pieno di ener­gia.  Nel 2009 ha parte­ci­pa­to a tutte le gare del­la Cop­pa del Mon­do per rius­cire a clas­si­fi­car­si a queste Olimpia­di inver­nali. Ha fat­to la sua pri­ma apparizione in un even­to olimpi­co, a Tori­no 2006, a soli 16 anni: «Ero il più pic­co­lo di tut­ti e un po’ lo sen­ti­vo», rac­con­ta l’atle­ta lonatese che non risparmia record all’al­tez­za dei più leggen­dari snow­board­er.  Tra un allena­men­to e l’al­tro, Manuel ha con­ces­so ques­ta inter­vista all’Asses­so­ra­to allo Sport del suo comune.  — Cosa si pro­va a essere “den­tro” le Olimpia­di?  «È un’e­mozione inde­scriv­i­bile, il fat­to di essere qui a com­petere per il risul­ta­to più impor­tante nel­la car­ri­era di un atle­ta… È pro­prio una bel­la sod­dis­fazione!». — Più illu­sioni o certezze in “Van­cou­ver 2010”?  «Spero di avere certezze. So di essere in otti­ma for­ma, ora, e il mio liv­el­lo di rid­ing è all’al­tez­za per ques­ta gara. Spero di azzec­ca­re la gior­na­ta gius­ta, per­ché purtrop­po si sa che, in questi sport, entra­no in gio­co mille fat­tori. Non è come stare su una moto che può andare veloce o meno». — Da dove si parte, per arrivare a saltare come te?  «Si parte da zero, come in ogni cosa. Con molti sforzi e tan­to impeg­no si può arrivare dove sono io ora, e anche di più…». — Cosa si pro­va a volare così in alto?  «È un’e­mozione uni­ca! Ogni vol­ta che vai in alto, l’a­dren­a­li­na aumen­ta in con­tin­u­azione e, più lei sale, più tu sei moti­va­to a super­are i tuoi lim­i­ti». — Come ti alleni, soli­ta­mente?  «La mag­gior parte dei miei allena­men­ti sono pro­prio sul­la neve. Comunque, quan­do sono a casa, vado a cor­rere e fac­cio palestra per man­tenere in allena­men­to il mio fisi­co». — Da snow­board­er esper­to: come ci si com­por­ta in uno snow­park?  «Nelle strut­ture ded­i­cate a noi snow­board­er esistono delle regole da rispettare: la prece­den­za nel­l’en­tra­ta in half­pipe oppure i tem­pi d’at­te­sa per fare un salto su una strut­tura appe­na uti­liz­za­ta da un altro atle­ta, per esem­pio. Mai dimen­ti­care le pro­tezioni…». — La tua famiglia ti accom­pa­gna a Van­cou­ver?  «Sì, mi rag­giunger­an­no i miei famil­iari e la mia ragaz­za. Sono con­tento che vengano a ved­er­mi, e sono felice che credano così tan­to in me. Spero di fare un otti­mo rega­lo di com­plean­no a mio papa, che com­pie gli anni pro­prio il giorno del­la mia gara». — Come Shaun White, anche tu hai sem­pre la famiglia accan­to…  «Ho un bel­lis­si­mo rap­por­to con la mia famiglia, che mi ha trasmes­so la pas­sione per lo snow­board e la mon­tagna. Ai miei gen­i­tori non è mai pesato por­tar­mi in giro per gare in tut­ti questi anni. Ma ora che sono mag­giorenne mi piace saltare in auto con gli altri atleti e cor­rere alle gare. Fuori dal­la com­pe­tizione siamo tut­ti ami­ci: si parte insieme e si tor­na più ami­ci di pri­ma». — Quan­do hai inizia­to a fare snow­board?  «All’età di due anni e mez­zo già sci­a­vo e, ver­so i sette anni, mio padre, appas­sion­a­to di snow, mi ha mes­so sul­la tavola: è sta­to amore a pri­ma vista! A dieci anni, ho com­in­ci­a­to a fare le prime gare ama­to­ri­ali: ero sem­pre cir­conda­to da ragazz­i­ni più gran­di di me, eppure rius­ci­vo a bat­ter­li! Anco­ra oggi, sono spes­so tra gli atleti più gio­vani. Solo che ora i “ragazz­i­ni più gran­di” sono i rid­er più for­ti al mon­do, come Kevin Pearce, Ris­to Mat­ti­la e Anti Aut­ti». — La tua pri­ma tavola, te la ricor­di?  «Sì, me la ricor­do come fos­se ora. Era più o meno lun­ga un metro, rossa, con dis­eg­na­to sot­to un coltelli­no svizze­ro, con attac­chi hard e scar­poni da sci. Mi ricor­do bene quel­la tavola, per­ché mio papa ave­va fat­to una fat­i­ca assur­da a trovar­mi uno snow­board del­la mia misura, vis­to che allo­ra non era uno sport così conosci­u­to». — Come pas­si il tuo tem­po libero?  «Vado in giro, come un qual­si­asi ragaz­zo del­la mia età. Con la morosa o con gli ami­ci, a diver­tir­mi in Cit­tadel­la a Lona­to, tra par­tite a bil­iar­do e pin­canel­lo». — Quali sono i tuoi prog­et­ti futuri?  «Sicu­ra­mente con­tin­uerò a fare l’atle­ta per molto tem­po anco­ra. E, quan­do com­in­cerò a met­tere la tes­ta a pos­to e pen­sare di più al ris­chio che c’è nel fare cer­ti salti, allo­ra cam­bierò mestiere… Vor­rei tan­to diventare un allena­tore, pren­dere dei ragazzi e por­tar­li in giro per il mon­do ad allenar­si e fare gare, un po’ quel­lo che sta facen­do Rober­to More­si con me». — Rac­con­taci del tuo mis­ter, l’al­lena­tore del­la Nazionale.  «Il miti­co Rober­to More­si mi ha inseg­na­to la mag­gior parte dei trick (le evoluzioni tipiche di questo sport, ndr) che so fare ora. Mi segue in tut­to: mi inseg­na la tec­ni­ca in ogni trick… e soprat­tut­to mi ha inseg­na­to a non arren­der­mi mai. Ogni vol­ta che non riesco a chi­ud­ere una manovra mi dà la forza per con­tin­uare a provar­la finché non sto in pie­di».  — E la scuo­la come va?  «La scuo­la è un bel tas­to dolente, purtrop­po. Come tito­lo di stu­dio ho la terza media. Mi sono iscrit­to all’Is­ti­tu­to Alberghiero di Desen­zano ma già dal­l’inizio sape­vo che non pote­va fun­zionare. Infat­ti, sono sem­pre in giro per il mon­do, tra allena­men­ti e gare, e 50 giorni di assen­za per me non sono abbas­tan­za. Ammet­to anche di non essere mai sta­to un amante dei lib­ri. Mi sono iscrit­to a una scuo­la pri­va­ta d’in­glese e ho fat­to 4 anni di ques­ta, vis­to che sono sem­pre in giro per il mon­do e l’in­glese è fon­da­men­tale per la mia pro­fes­sione».  

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