venerdì, Aprile 19, 2024
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Il paese si candida a polo didattico utilizzando Monte Cucco e Malga Albarè. Lo si potrà visitare insieme a orto botanico e osservatorio astronomico

Un museo ecologico nelle cave

Un museo a cielo aperto, un’arena sotto le stelle, un laboratorio d’arte. È l’altra faccia della cava, quella che resta dopo anni di escavazione: imponenti blocchi di marmo, tagliati a mano, mirabili pietre immote in un teatro naturale, pezzi appunto da museo, anzi da ecomuseo. Così quest’estate il vicesindaco Guerrino Coltri ha visto la cava di Monte Cucco durante una giornata di “Poesie…in cava” organizzata da Baldofestival. Coltri, in quella occasione, aveva fatto un breve excursus sulla storia delle cave, che ha ripreso durante un incontro organizzato dall’amministrazione, al quale è stato invitato anche Vasco Senatore Gondola, presidente della Istituzione Biblioteca Museo di Caprino e storico della vallata. Così, dopo un’ora e mezzo di retrospettiva, è emersa l’idea, il giusto gran finale, di fare delle 14 cave dismesse che tempestano la colline di Malga Abaré e il Monte Cucco un ecomuseo. La zona diverrebbe un luogo di cultura, un’ area deputata al turismo, preferibilmente scolastico, che già può contare in paese sulla forza dell’Orto botanico di Novezzina e sull’apertura ormai imminente dell’Osservatorio astronomico. L’amministrazione comunale sta da tempo rimuginando l’idea, ma la novità è stata accolta con entusiasmo anche da tutti i presenti, che in sala consiliare erano parecchi. «Parlando della storia di queste cave, attive e produttive tra il 1926 e gli anni Sessanta, resto sospeso tra la nostalgia del passato e l’idea di fare un sondaggio per riaprirle», ha detto Gondola. «Noi a Caprino abbiamo appena riavviato una scuola di scultura, ma può veramente rinascere una cava ?». La domanda, apparentemente provocatoria, è stata il pretesto che ha permesso all’amministrazione di rilanciare un’idea covata da un po’. «Una cava può rinascere in veste culturale», ha risposto il professor Eugenio Adamoli, assessore alla cultura; «Grazie a Guerrino Coltri e allo storico Gondola, abbiamo fatto una retrospettiva che ha messo in luce le tradizioni e la vita di questo paese, in cui le cave sono state fonte di lavoro e hanno fatto appunto parte della nostra storia. Ora la proposta è di valorizzarle, o con una mostra fotografica o riproponendo la poesia in cava». Per sventare ogni timore ambientalista, Coltri ha precisato: «Per l’economia della nostra zona sarebbe impensabile riaprirle, sarebbe la distruzione ambientale, e tra l’altro porterebbe ben poco all’economia del paese. Però, se abbinassimo questo punto forte al discorso culturale, potremmo fare davvero qualcosa di importante. Quando quest’estate sono andato alla cava di Monte Cucco e ho visto com’era meravigliosa dopo che era stata ripulita, quasi lucidata, dagli uomini della protezione civile guidati da Palmerino Lorenzi, sono rimasto incantato. E ho pensato che questo teatro nella natura non può rimanere sconosciuto, va valorizzato, possiamo fare economia attraverso la cultura». Gaetano Greco, già presidente di Baldofestival, è stato immediatamente invitato ad intervenire. E, da buon imprenditore della «fabbrica di idee», come Baldofestival ama definirsi, ha commentato: «Guerrino Coltri si è innamorato di quella cava, che in effetti è da riscoprire come luogo di incontro, perché è poco conosciuta ma è bella, si presta a divenire punto di incontro, è interessante fotograficamente, può permettere anche di riaprire l’ipotesi del lavoro in cava sotto il profilo artistico, avviando un discorso con l’accademia, oppure vi si potrebbe creare un ecomuseo all’aperto. La Regione Veneto prevede finanziamenti per questo genere di iniziative, e poi l’ecomuseo è interessante per impostare un lavoro di turismo scolastico. Pensiamo solo a quanto sarebbe completa la gita a Ferrara di Monte Baldo per una classe: orto botanico, osservatorio astronomico, visita alla cava e la giornata è fatta, con un precedente lavoro di programmazione e documentazione per gli insegnanti. Persone nuove, dunque, arriverebbero sul Monte Baldo creando un indotto per gli imprenditori della zona disposti a trarne vantaggio». Insomma, le ex cave di marmo di Ferrara, come avviene già in altre parti d’Italia, potrebbero divenire una vera attrazione, come è sulle Alpi Apuane, dove sono valorizzate come uno spettacolo di lavoro e di bellezza unico al mondo. Lì la preziosa pietra bianca di Carrara è utilizzata per impieghi di ogni genere. Se ne fanno oggetti semplici, opere d’arte e d’architettura. E le tecniche di lavoro, un tesoro oggi custodito da pochi, sono rievocate ogni anno nei laboratori artistici di Carrara, al museo del marmo, in esibizioni all’aperto. Questo potrebbe accadere anche ai piedi del Baldo.

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